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mercoledì, dicembre 27, 2006

Pietro Fuda

Pietro Fuda


Breve storia di

Pietro Fuda



Pietro Fuda è candidato alla presidenza della provincia Calabria per il 2011, questo è un post del 2006 ma spero serva a dare informazioni utili a chi ora sta cercando il suo nome su Internet...

Buona lettura!

Siccome il silenzio in tv ma anche sulle pagine online delle grandi testate si rincorre come un cane che si morde la coda, ho fatto una piccola ricerca perchè so che c'è chi vuole sapere chi è Pietro Fuda.

Il signor Fuda nasce politicamente(!) in Forza Italia nel 1995, quando diventa consigliere e assessore regionale fino al 2000. Alle regionali del 2000 viene eletto primo nella circoscrizione di Reggio e quindi nominato di nuovo assessore per un anno e poi capogruppo di FI. Nel 2002 vince le elezioni provinciali in Calabira con il 58,5% dei voti, rappresentando una coalizione di centrodestra.

Per ragioni a noi ignote Pietro Fuda si dimette dal suo mandato il 30 novembre 2005 abbandonando FI per passare all'Uione, dove collabora con Agazio Loiero che ha abbandonato la Margherita per fondare il Partito Democratico Meridionale. Partecipa in seguito alla formazione della Lista Consumatori e viene candidato come capolista al Senato ed eletto senatore.

Fin qui nulla da eccepire, qualche salto di troppo, ma ci sta nel "teatrino" della politica. Il bello esce dal sito della lista consumatori che a quanto pare ha deciso di liquidare il senatore Fuda per bizze che sarebbero precedenti all'inserimento del comma 1346.

Fuda poi scrive una bella replica a Maria Burani Procaccini dove si difende dall'accusa di tradimento a FI così :"Non sono una persona che ha cambiato posizione da sconfitto: mi ritengo un espulso da FI, che mi ha dimostrato di non condividere il principio democratico secondo il quale ogni azione amministrativa è al ser-vizio della rappresentanza elettiva, ed ho maturato una scelta politica che ho sottoposto, come ogni volta con dignità, al giudizio degli elettori".

E continua:"La Calabria alla quale si deve guardare, di cui rappresenterò e difenderò i diritti in Parlamento, è quella che ha detto basta a chi sta all’origine dei processi degenerativi che hanno tradito la volontà popolare. È la Calabria che ha determinato la vittoria del centro sinistra, un centro sinistra che finalmente potrà fare luce sui tanti misteri nati e coperti nel precedente quinquennio, e dare, finalmente, risposte reali che lave-ranno gli oltraggi e le offese subiti finora.
Approfondirò volentieri, in un confronto civile, ciascuna di queste riflessioni con la Burani Procaccini, lasciandole comunque il tempo per informarsi adeguatamente".

Che belle parole! Ma qualcosa deve essere andato storto con la Lista Consumatori. Si perché il 24 novembre comincia uno scambio epistolare nella sezione "comunicati stampa" del sito della Lista comsumatori, dove si accusa il sen.Fuda di ingratidune perchè ha sostenuto che il merito dell'elezione è soltanto suo perchè i voti li ha presi solo lui.

Bel tipetto! Il vero segnale di distacco arriva il 30 novembre 2006, quando Fuda si fa nominare dal sen. Formisano (IDV), in sostituzione del dimissionario Cossiga all'interno della Commissione Affari Costituzionali. La Lista Consumatori si dice contraria perchè la sostituzione non è stata concordata con il partito e perchè le dimissioni di Cossiga sono un segno di protesta importante. Dopo un accenno ad una serie di conferme e smentite sul ritorno di Fuda in Forza Italia la Lista Consumatori non ne può più (testuali parole, ndr)e invita il senatore Fuda a rendere la sua storia politica autonoma dal nome dei consumatori che pure hanno consentito la sua elezione al Senato.

Per gradire riporto per intero l'ultimo comunicato stampa risalente al 2 dicembre scorso, dal sito www.listaconsumatori.it:
LA LISTA CONSUMATORI PRENDE ATTO DELLE DICHIARAZIONI DEL SEN FUDA CHE ANZICHè SPIEGARE COME MAI IN TANTI MESI DI ATTIVITà PARLAMENTARE NON ABBIA MAI UNA SOLA VOLTA Nè RISPOSTO AL TELEFONO AI RAPPRESENTANTI DEL PARTITO CHE LO HA ELETTO Nè SUPPORTATO CON UNA SOLA INTERROGAZIONE O DDL LE NUMEROSE BATTAGLIE INTRAPRESE DAI CONSUMATORI ITALIANI SI "VERGOGNA".
NON CAPIAMO DAVVERO DI COSA SI VERGOGNI MA CERTO NON RIUSCIAMO A CAPIRE COME MAI CONTINUI A NON RICONOSCERE ALLA LISTA L'UNICO MERITO DI ESSERE STATO ELETTO: INFATTI PRIMA DEI VOTI CHE IL SEN FUDA RITIENE SIANO TUTTI SUOI IN CALABRIA (E CI PIACEREBBE CHE DICESSE SE ALMENO UNA DECINA O UN CENTINAIO O UN MIGLIAIO SIANO DI SOSTENITORI DEI CONSUMATORI...)
OCCORE PER ESSERE ELETTI AVERE UN PARTITO CHE PRESENTI IL CANDIDATO. QUINDI QUANDO IL SEN FUDA RICONOSCERA' CHE IL MERITO DELLA SUA ELEZIONE E' STATO INNANZITUTTO DEL PARTITO CHE LO HA PRESENTATO E DIRA' ANCHE DA DOVE E DA CHI SONO PROVENUTE TUTTE LE FIRME DI ELETTORI CALABRESI CHE SONO SERVITE PER PRESENTARLO ALLORA POTREMO DI NUOVO DIALOGARE CON LUI E ATTENDIAMO DI NUOVO CHE CI RISPONDA SPIEGANDO COME MAI NON ABBIA ISCRITTO AL SENATO IL GRUPPO DI LISTA CONSUMATORI E SE PER NON FARLO ABBIA CONSULTATO ALMENO CON UNA TELFONATA LA LISTA CONSUMATORI.

Non ci resta che piangere.


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lunedì, dicembre 25, 2006

Continua facce di merda

Ritorna a grande richiesta (da parte di chi?) facce di merda. Dedicato a Pietro Lunardi ex (per fortuna) ministro delle infrastrutture. (NOn mi carica la foto, beccatevela dal link di cui si parla anche in quest'articolo).

Tratto da : http://www.giudiziouniversale.it/archivio/numero6/art_01.htm

POLITICO PIETRO LUNARDI, MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE> Anagrafe: nato a Parma, 66 anni, sposato, due figli> Professione: imprenditore del ramo escavazioni, docente di Consolidamento del suolo e delle rocce all'Università di Padova, ministro delle Infrastrutture> Curriculum: laureato nel 1966 a Padova in Ingegneria civile dei trasporti, lavora dal '67 alla Cogefar occupandosi di varie opere in Italia e all'estero: dighe in Camerun, Guatemala, Kenia, gallerie e stazioni sotterranee per metro (Singapore, Atene, Lione), trafori (Gran Sasso e Frejus). All'inizio degli anni '80 si mette in proprio fondando la Rocksoil Spa e collabora con vari governi. Nel 2001 entra nel secondo governo Berlusconi> Segni particolari: gaffeur> Passioni: bucare e asfaltare> Frase celebre: “Tutti conoscono Calisto Tanzi per quello che ha fatto per Parma. Quel che sta accadendo è inimmaginabile per una persona rigorosa e corretta come lui. Ho parlato con la famiglia, con la moglie e i figli. E anche in questo momento, pur comprendendo la rabbia dei risparmiatori truffati, gli rinnovo la mia solidarietà. Magari è preda di speculatori, gente senza scrupoli. Sono cose che possono capitare a chi ha molti affari in giro per il mondo” (la Repubblica, 3/1/2004)Pietro Lunardi Il ministro arriva via scavo di Marco TravaglioQuando apparve per la prima volta, nel salottino di Porta a Porta, il suo scopritore Silvio Berlusconi lo presentò come una specie di genio. Come si fa inaugurando un monumento, levò il velo al capolavoro, quasi che l'avesse appena creato lui: “Eccolo qui il nostro tecnico! E' un ingegnere! Si chiama Pietro Lunardi, coordina la squadra che cura i progetti per le grandi opere. Con lui al governo, rifaremo l'Italia!”. Bruno Vespa rischiò il mancamento. Lui, Pietro Lunardi, infilandosi nei rari respiri del principale, riuscì a biascicare qualcosa sulla variante di valico, sul passante di Mestre e sulla Salerno-Reggio Calabria.La volta seguente, sempre chez Vespa, il neopremier Berlusconi era armato di Lunardi e di pennarello, col quale ricalcava sulla mega-lavagna i tracciati che il neoministro gli aveva disegnato a matita. Strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, ponti, valichi e soprattutto trafori. Perché l'ingegner Lunardi, detto anche Nullardi per la sua fondamentale utilità, è un perforatore indefesso: “Nel sottosuolo - dice - si incontrano sempre cose nuove, impreviste, straordinarie”. Asfalto e cemento sono la sua passione (“Per me le arterie stradali, autostradali, ferroviarie sono come quelle del corpo umano: sapere che quelle dell'Italia sono interrotte non mi dà pace”). Ma non disdegna la saliva: “Il governo è come la Ferrari e Berlusconi è Schumacher: ha una marcia in più, riesce a trascinare l'intero Paese”. E, fra uno scavatore e una betoniera, non trascura il trombone: “L'Italia ha perso lo spirito dei grandi costruttori. Quello spirito che ci ha dato le Piramidi, la Grande Muraglia, i templi maya”.Per il novello Cheope, la storia d'Italia si divide in due ère: prima e dopo Berlusconi. Prima era il buio, regno dei famigerati verdi che han portato l'Italia “alla paralisi” e provocato “80 mila morti”, ergo “andrebbero incriminati”. Invece rischiò di esser incriminato lui, quando fu aperta un'inchiesta sui danni all'ambiente causati dalle scorie estratte dai tunnel della Bologna-Firenze progettati dalla sua azienda: la Rocksoil, una delle più amate dai governi della prima e della seconda Repubblica. Ma risolse la questione infilando nel decreto Grandi Opere un codicillo che trasformava i veleni in essenze profumate: “Le terre e le rocce da scavo anche di gallerie non costituiscono rifiuti anche quando contaminate da sostanze inquinanti derivate dall'attività di escavazione, perforazione e costruzione”.Avvezzo pure lui a scaricare tutto sui predecessori, dimentica di spiegare dov'era, lui, nel passato: consigliere del governo Goria, poi dei ministri Gaspari e Lattanzio, infine progettista della metro di Roma sotto Rutelli. Controllore e costruttore. Promosso ministro, qualche maligno ventilò un conflitto d'interessi. Ma lui giurò: “Cambio mestiere, vendo l'azienda”, “Tre fra i migliori avvocati italiani hanno già pronti due progetti per liquidare in un giorno, in sole 24 ore, il mio teorico conflitto di interessi”. Poi, come il principale, cambiò idea: “La mia società ha lavorato in passato e lavorerà in futuro. Non vedo perché mettere sulla strada cento famiglie”. Risolse la cosa elegantemente, cedendo Rocksoil alla moglie e ai figli. E continuando a “vigilare” su opere (autostrada in Val Trompia, corridoio Tirreno-Brennero, Brescia-Padova e Salerno-Reggio) progettate anche da lui. Naturalmente, per le Grandi Opere, non c'è un euro. Così il suo piano faraonico resta in gran parte sulla carta. Ma gli lascia molto tempo libero. Che lui lo impiega parlando molto, perlopiù a vanvera. “Con la mafia - dice nel 2001 - bisogna convivere”. E pure con Tangentopoli: “Mani Pulite ha criminalizzato imprese, progettisti, costruttori”, basta con le “leggi paralizzanti” nate “sull'emozione di Tangentopoli”. Difende persino Calisto Tanzi, suo compagno di scuola a Parma, pure lui esperto di buchi. In compenso, con la patente a punti, tolleranza zero per gli automobilisti. Ma a giorni alterni. Un giorno vuole alzare i limiti ai 160 all'ora. Un altro confida a un giornalista che lui supera i 150. Poi rettifica: “era una battuta ironica”. Che simpatico.Brucia il tunnel del Monte Bianco? Nullardi assicura che verrà riaperto entro due mesi (sarà pronto in tre anni). Il problema dell'acqua? “Risolto ovunque entro il 2007”. Il ponte sullo Stretto? Già fatto: “Messina e Catania diventeranno una sola città, come Budapest”. I soldi? “Sono l'ultimo dei problemi”. Perché “io sono uso alla scienza esatta”. Quanto alla Salerno-Reggio, no problem: tutto finito entro il 2006. Senonché, nel 2005, basta una nevicata per paralizzare il Sud. Decine di camionisti bloccati per giorni, semiassiderati. E lui, quasi fosse un passante: “Non dovevano trovarsi lì, con tutta quella neve. Nulla da rimproverarmi”. Un giorno lancia l'idea di tassare (anzi, “pedaggiare”) le strade statali. Poi si rimangia tutto: “i giornali mistificano”. In trasferta a Laives, in Alto Adige, annuncia: “Qui, fra due anni, apriremo il casello autostradale”. La platea lo guarda esterrefatta: quale autostrada? Ma Nullardi credeva di essere a Lavis, in Trentino. Prima o poi, con le dovute cautele, qualcuno lo avvertirà che il ministro delle Infrastrutture è lui.


Aggiungo io: prima o poi qualcuno lo avvertirà che adesso è Di Pietro!


http://www.repubblica.it/2005/f/motori/luglio2005/lunardiva150/lunardiva150.html

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Natale?

Si, Natale. Natale è il momento in cui ci sentiamo più buoni. In cui cerchiamo persone che per mesi e mesi non abbiamo cagato. In cui sentiamo di dover fare un regalo a qualcuno che sicuramente non se lo merita. E' il festival dell'ipocrisia. Persone che vanno alla messa e non si ricordano manco più perchè, altre che ti fanno gli auguri perchè è consuetudine, altri che sentono il bisogno di stare insieme fra amici, sticazzi se ci odiamo, è Natale!
Aumenta l'ipocrisia e aumentano i consumi, facciamo regali, sale il pil, scende la cattiveria. A volte penso che se fossimo tutti più buoni spenderemmo il doppio ma poi penso che sia l'ipocrisia il vero motore dell'economia, soprattutto di questi tempi. Un pò si rosica perchè c'è "quest'aria" che poi che aria sia non l'ho mai capito. Aria di spese? Mah! Un pò siamo ipocriti e vogliamo sentirci più buoni ma in realtà non siamo così buoni e ci liberiamo del denaro, che percepiamo, forse, come una cosa sporca, per fare acquisti, doni, cose impacchettate che sembrano belle prima di aprirle, poi che delusione! Questo eccesso di perbenismo concentrato tutto in questo periodo poi ci da poi il là per cominciare un nuovo anno all'insegna dell'odio, della corsia preferenziale perchè il traffico è troppo, della spallata al collega di lavoro che si meritava il posto più di noi e del ribrezzo che fanno i senzatetto a cui tanto crisitianamente abbiamo pensato durante il periodo natalizio. E' forse questo eccesso di finta bontà che ci viene instillata sin dall'infanzia a farci essere spregevoli per il resto dell'anno? Non lo so ma penso sia probabile. Se non ci fossero feste del genere forse non penseremmo mai ad essere buoni, a fare regali (e forse le feste servono soprattutto ad aiutare l'economia grazie all'espiazione del senso di colpa) ma forse non avendo più un momento dell'anno in cui sappiamo che dobbiamo essere per forza buoni, cercheremmo di distrubuire la bontà nell'arco di tutto l'anno, in modo equo e solidale, senza sentirci costretti e , quindi, essendo meno ipocriti. In questo modo potremme migliorare la società? Sono tutte pippe mentali le mie ma ki lo sa?

Adesso una rassegna di titoli natalizi da non perdere:

Mamma ho perso il presepe (Fantastica storia di un bambino che viene mandato dalla madre a comprare il presepe e, una volta comprato lo getta nel fiume a causa del profondo odio verso il bambinello ma sorpattutto per vedere se cammina veramente sulle acque).

Natale anale in casa Cupiello (storia di una famiglia in cui il capofamiglia è fissato con i presepi e costringe tutti a vestirsi da pastori e pecore e a incularsi a vicenda)

Pensavo fosse Dio invece era Gesù (storia basata sullo scambio di persona in cui il bambinello scherzoso fa miracoli fingendo di essere il padre e il padre lo fulmina con un'occhiataccia - quando si dice Dio-.

2001 odissea porno in paradiso (Adamo ed Eva attraversano tutte le ere e le fasi storiche inpersonificando gli attori porno che meglio hanno saputo rappresentare ogni decade)

Beatle Gesù, bambinello porcello ( il bambinello pestifero che caca il cazzo alle infermiere, fa miracoli sessuali facendosi aumentare le dimensioni del pene in maniera esponenziale o trasformandesolo in cometa per i re magi, che in quel caso sono regine...)

Una scomoda verità (Gesù confessa a Maria di essere gay, e Maria confessa a Giuseppe che non è stato Dio a concepire Gesù ma un pastore di passaggio. Come farà la sacra famiglia ad uscirne fuori? Ci vorrebbe un miracolo!)

100 miracoli sessuali prima di andare a dormire ( Ancora il Cristaccio che non vuole usare i suoi poteri speciali a scopo benefico ma solo per rimorchiare puttane)

DIttatore dello Stato libero di Nazareth ( Cristo esce fuori di senno ed usa i suoi poteri per sottometere e soggiogare i più deboli ma un presidente esportatore di democrazia lo punirà)

La maledizione dello scorpione di Cristo (il seguito di Bambinello porcello. Gesù trasforma il suo cazzo in uno scorpione che gli mangia le palle e gli rode il fegato e non ricorda + la formula magica per farlo tornare ad essere un cazzo normale)

Polvere di stelle ( il bambinello porcello distrugge la stella cometa che si polverizza e i re magi perdono la via e finiscono in un bordello dove trovano la vera Maria)

(perdonatemi per le cazzate sparate)

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domenica, dicembre 10, 2006

La persona che amo

La persona che amo ha la pelle liscia e l'animo nobile.
La persona che amo non vuole farmi soffire.
La persona che amo mi guarda negli occhi e capisce cosa penso.
La persona che amo ha capelli splendidi.
La persona che amo ama prima se stessa, quindi non mi ama perchè si sente vuota.
La persona che amo ha due occhi così belli che il miglior mare è cacca al confronto.
La persona che amo sa che è inutile fare storie.
La persona che amo è leggera.
La persona che amo non mi fa pesare nulla.
La persona che amo ha le labbra disegnate dal vento.
La persona che amo mi sussurra parole per non infastidirmi.
La persona che amo ama la natura.
La persona che amo non inquina il nostro rapporto con richieste stupide.
La persona che amo sa che facendo del bene non si può ottenere del male in cambio.
La persona che amo ama gli animali
La persona che amo non si prende mai troppo sul serio
La persona che amo non ama il denaro
La persona che amo invece di scavare nell'armadio per ore, mette quello che trova.
La persona che amo non dà importanza a ciò che dice la gente.
La persona che amo ride molto, anche quando non ce n'è motivo.
La persona che amo ha sempre qualcosa da insegnarmi.
La persona che amo sa sempre come stupirmi.
La persona che amo non ha bisogno di fare giochetti stupidi per farmi ingelosire.
La persona che amo è sincera come un bambino di 3 anni.
La persona che amo fa le fusa come i gatti se non riesce ad ottenere ciò che vuole.
La persona che amo forse mi ama.
La persona che amo forse non esiste.

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giovedì, novembre 30, 2006

FLUX------->QOOB

Penso che da qualche giorno sia nato il futuro. Flux è diventata Qoob ed è andata sul digitale terrestre. Ora non so quante cose si possono fare col digitale ma su internet sono parecchie.
Iscrivendosi si ha in dotazione un blog, un angolo per le foto, e uno per inserire musica e video. In + tv in streaming, multiblog, multitv, multisharing, multiuso, pioneristica. Qualcuno dice: ah, come youtube o myspace. No molto meglio. Se fai le cose per bene puoi andare avere visibilità o entrare a far parte dello staff di lavoro, non male come cosa. Andate a guardare www.qoob.tv

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Da Luttazzi a Piazza Vittorio

La settimana (quasi) trascorsa, in pratica da venerdi ad oggi, mi ha riservato belle emozioni. Venerdi ho visto Luttazzi e le risate si sono sprecate, insieme a riflessioni altissime, con un finale col botto dove stavo letteralmente morendo dal ridere. Ieri ho visto il documusical sull'Orchestra di piazza Vittorio e lì le emozioni si sono aggrovigliate. E' un manifesto vero e proprio sulla globalizzazione, quella vera, quella buona, dove le persone si incontrano e invece di perdere le loro radici le usano per fare contaminazione. Ogni radice una persona, o uno strumento musicale. Sono messe in risalto le vite di ognuno dei componenti che giungono da tutte le parti del mondo. Ognuno una vita, ognuno una radice. Le difficoltà maggiori sono incontrate a causa della Bossi Fini o della gente razzista che vive nel quartiere, ma anche questo, purtroppo, fa parte del gioco. Per il resto l'integrazione in quel quartiere risulta molto facile anche per un giovane idiano che non era mai uscito dal suo borgo e non conosceva neanche una parola di inglese. Il documentario è, a momenti, strappalacrime (almeno per me). Rispecchia in toto quella che è la mia concezione di globalizzazione, anche a livello musicale. Sonorità bellissime nate dalla diversità. Ogni suono una radice. Roma è proprio un grande albero.
Il documentario che esce a natale in dvd con un cd gratis (quindi invito tutti a comprarlo), si chiude con una frase di Pasolini che recita : "tu sapessi cosa è Roma...".
Penso non ci sia frase migliore per definire il tutto. Forse non si finisce mai di sapere cosa è Roma, si impara sempre qualcosa di nuovo, di emozionante e di vero.
Forse è questa la "bellezza".

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domenica, novembre 26, 2006

Malore di Berlusconi


Malore di Silvio Berlusconi durante il congresso di Montecatini. Preoccupazione nel mondo politico e istituzionale. Purtroppo non è morto.

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martedì, novembre 21, 2006

Stati d'ansia

Oggi, rimettendo piedi in facoltà dopo un pò di tempo per trascorrere il pomeriggio in biblioteca, sono tornato a respirare quello stato d'ansia tipico degli ambienti scolastici, dove ci si guarda pensando:"chissà questo/a a che punto sta!?"/ "chissà questo se oltre a studiare lavora pure!?"/"chissà questa se me la da!? :D.
E tutti con la testa giu a studiare per raggiungere l'agognato obiettivo.
Così, mentre riflettevo sulla questione e pensavo di scriverci un post ho anche pensato che gli stati d'ansia da prestazione regolano la società, le persone corrono, scappano, si mimetizzano, fanno scalate, si arrampicano, per essere un gradino più sopra, per guardare dall'alto chi non ce l'ha fatta. La competizione è buona quando è sana (ma dubito anche di questo) e se qualcuno non ce la fa o non vuole farcela (perchè esiste anche chi se ne frega) non deve essere stigmatizzato. Solitamente chi infligge lo stigma lo fa non per sobillare ma per autoalimentare il proprio ego, per convicersi del fatto che il suo sforzo è servito a qualcosa. Questa merda di società crea disadattati fin dai primi anni di nascita, i bambini d'oggi a 5 anni sanno suonare il pianoforte, nuotare in diversi stili, parlare inglese e vanno già dallo psicologo se il docente li giudica "iperattivi". Dopo che gli fai fare tremila cosa come minimo sono iperattivi. E dei genitori che fanno a gara a chi ha il figlio più bravo e bello? Ne vogliamo parlare? E vai con l'ansia da prestazione.
Sono sinceramente stufo delle persone che ti giudicano e ti chiedono cosa combini nella vita senza sapere o chiedersi prima che problemi hai o hai avuto, chi sei, e perchè sei così. Ti chiedono che fai? Tu rispondi che ti stai laureando e loro ribattono che si so già laureati. Ma chi gliel'ha chiesto? Ah, dimenticavo, l'ansia da prestazione...
Ci sono persone che fanno mille cose nella vita, persone che ne fanno 100, persone che ne fanno zero, per i più svariati motivi. Non bisogna sentirsi inferiori nè superiori a nessuno perchè siamo tutti uguali, e nell'essere uguali abbiamo storie diverse. E' la società che impone modelli sbagliati che vengono seguiti senza chiedersi se sia giusto o meno farlo. Bisogna chiedersi dove ci porta questa tensione che si genera ogni giorno quando scendiamo per strada. Non esiste più la serenità e la spensieratezza. L'ozio!
Bisgnerebbe capire che nessuno resta indietro nella vita, perchè la vita non è una gara a chi arriva prima o fa più cose, la vita è un momento, dove ogni persona dovrebbe stare in pace, godere delle bellezze che offre la terra invece di distruggerle e scopare senza farsi pippe mentali. Dopo la vita c'è la morte.
Ricordiamo "La livella":
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

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lunedì, novembre 06, 2006

La teoria delle finestre rotte

E' da parecchio che sostengo questa teoria, ci vorrà un pò per leggerla ma penso che ne valga la pena soprattutto per chi ha a cuore la cultura e la nostra società che va sempre più a puttane (e non mi chiama mai cazzarola!). La mente mi è stata svegliata dal magistrato scrittore che era ospite dalla Dandini() così ho fatto na ricerca su Internet. I paesi del sud (Napoli nella fattispecie, ma anche del sud del mondo) avrebbero bisogno di mettere in pratica questa teoria, (che certamente ha bisogno di tempo ma secondo me è utilissima) essendo vissuto in provincia di Napoli posso testimoniore la veridicità degli assunti di fondo (madò come parlo bene, quasi meglio di Fini...). Premetto che non la vedo negli stessi termini di "pulizia" che vengono descritti qui sotto ma c'è di vero che l'ambiente trasforma il modo di fare e che anche l'architettura dovrebbe darsi da fare per creare ambienti e contesti migliori dove anche i + poveri possano avere dei giardini e dei quartieri a misura d'uomo e non di topo.

Lo riporto da qui: http://www.veaconsulting.it/la-teoria-delle-finestre-rotte,176,120.html
Nell’ambito del Global Service della Provincia di Treviso, dove VeA Consulting ha la direzione tecnica, ha trovato applicazione la Teoria delle Finestre Rotte come strumento perché la scuola possa contribuire in modo efficace al mantenimento della qualità della vita in questo territorio (nel 2004 la Provincia di Treviso è risultata prima per la qualità della vita).
Questa è una teoria epidemica della criminalità. Afferma che la criminalità è un fenomeno contagioso, come è contagiosa una tendenza della moda, che può iniziare con una finestra rotta e diffondersi a un’intera comunità.. L’impulso ad assumere un determinato comportamento non parte da un particolare tipo di persona, ma da una caratteristica dell’ambiente circostante.
La "teoria delle finestre rotte" è il frutto dell’ingegno dei criminologi James Q. Wilson e George Kelling. I due sostenevano che la criminalità è l’inevitabile risultato del disordine: se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell’edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza, come i graffiti, il disordine pubblico e la mendicità aggressiva, a quanto scrivono i due studiosi, sono l’equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a crimini più gravi: “Rapinatori e ladri, sia occasionali sia di professione, sanno che le possibilità di essere catturati, o persino identificati, si riducono se agiscono in strade in cui le vittime potenziali sono già intimidite dalle condizioni dominanti.

A metà degli anni Ottanta, l’azienda dei trasporti di New York chiese l’intervento di Kelling in qualità di consulente; egli invitò l’azienda a mettere in pratica la teoria delle finestre rotte ed essa acconsentì, affidando la nuova direzione del servizio di metropolitana a David Gunn, incaricato di sovrintendere alla ricostruzione della rete con un investimento di miliardi di dollari. Molti sostenitori del progetto, al tempo, dissero a Gunn di non preoccuparsi dei graffiti e di concentrarsi piuttosto su questioni criminali più gravi, oltre che sull’affidabilità della rete: un consiglio che sembrava ragionevole. Preoccuparsi dei graffiti in un momento in cui l’intero sistema era prossimo al collasso poteva sembrare inutile come spazzare i ponti del Titanic mentre puntava dritto verso l’iceberg. Ma Gunn insistette. “I graffiti simboleggiavano il collasso del sistema” afferma. “Se ti fermavi a osservare il processo di ricostruzione dell’organizzazione e della morale, ti accorgevi che bisognava vincere la battaglia contro i graffiti. Senza quella vittoria, tutte le riforme ai vertici del sistema e i cambiamenti concreti non si sarebbero verificati. Stavamo per mandare in giro nuovi treni il cui valore si aggirava sui dieci milioni di dollari l’uno e se non avessimo fatto qualcosa per salvaguardarli, sapevamo esattamente ciò che sarebbe accaduto: sarebbero durati un giorno, dopodiché sarebbero caduti vittima del vandalismo.”
Gunn disegnò una nuova struttura dirigenziale e fissò una serie precisa di obiettivi e una tempistica allo scopo di ripulire tutta la metropolitana, treno per treno. Iniziò con la linea n.7, che collega il Queens al centro di Manhattan, e si buttò a sperimentare le nuove tecniche di ripulitura della vernice. Gunn impose la regola ferrea che non ci sarebbe stato alcun passo indietro e che non si sarebbe mai più permesso che una vettura, una volta “recuperata”, subisse nuovamente atti vandalici. “Fummo intransigenti a quel proposito” dice Gunn. Al capolinea della linea n. 1, nel Bronx, dove i treni si fermano prima di riprendere la corsa in senso inverso e ritornare a Manhattan, Gunn installò una stazione di ripulitura. Se una vettura tornava con nuovi graffiti, questi dovevano essere rimossi durante il turno di sosta, oppure il convoglio veniva escluso dal servizio. Le vetture “sporche”, che non erano ancora state ripulite dai graffiti, non dovevano mai viaggiare insieme a quelle “pulite”. L’idea era quella di lanciare un messaggio che risultasse privo di qualunque ambiguità anche agli occhi degli stessi vandali.
L’operazione di ripulitura di Gunn durò dal 1984 al 1990. a quel punto, l’autorità dei trasporti chiamò William Bratton a dirigere la polizia della metropolitana ed ebbe inizio la seconda fase del recupero. Il suo primo atto in qualità di capo della polizia della metropolitana, a prima vista, era tanto donchisottesco quanto quello di Gunn. Mentre gli atti di criminalità grave sulla metropolitana restavano a un livello elevato, Bratton decise di dare un giro di vite alla questione dei biglietti non pagati. La ragione, credeva che, come i graffiti, il non pagare i biglietti fosse un segnale, una lieve espressione di disordine che invitava a commettere crimini ben più gravi. Si stimava che 170.000 persone al giorno entrassero nella rete della metropolitana, in un modo o nell’altro, senza pagare. Alcuni erano ragazzini che saltavano semplicemente i cancelli automatici; altri li forzavano e, una volta che due o tre persone iniziavano a imbrogliare l’azienda, altre, che diversamente non avrebbero mai considerato l’ipotesi di eludere la legge, si univano a loro, argomentando che, se c’erano individui che non pagavano, nemmeno loro erano tenuti a farlo, e così si arrivava all’effetto valanga. Il problema era reso più grave dal fatto che si trattava di un fenomeno difficile da combattere. Dal momento che si trattava solo di un dollaro e venticinque, la polizia della metropolitana riteneva che non valesse la pena perdere tempo a cercare di fermare chi non pagava, soprattutto considerata la quantità enorme di reati molto più seri che si registrava quotidianamente lungo i binari e sui treni.
Bratton è un uomo pittoresco e carismatico, un leader per nascita, e la sua presenza si fece sentire molto in fretta. Sua moglie era rimasta a Boston, così era libero di fermarsi al lavoro fino a tardi e di sera gironzolava per la città in metropolitana, in modo da vedere con i propri occhi quali fossero i problemi e quale il modo migliore per combatterli. Per prima cosa scelse le stazioni dove il fenomeno dei passeggeri abusivi era il problema maggiore e piazzò fino a dieci poliziotti in borghese ai cancelli d’entrata. La squadra arrestava le persone che non pagavano una alla volta, le ammanettava e le lasciava lì in piedi, ammucchiate sul binario, fino a che non aveva “riempito la rete”. L’idea era quella di segnalare, quanto più pubblicamente possibile, che la polizia della metropolitana adesso aveva davvero intenzione di usare le maniere forti con quelli che non pagavano il biglietto. Bratton recuperò un autobus e lo trasformò in una stazione mobile di polizia, dotata di fax, telefoni e l’attrezzatura necessaria per rilevare le impronte digitali. In breve, il tempo richiesto per assolvere le formalità dell’arresto venne ridotto a un’ora. Bratton, inoltre, insistette perché venissero effettuati controlli sulle persone arrestate e si scoprì che almeno per un arrestato su sette era stato emesso un mandato di cattura per un reato precedente e che uno su venti aveva con sé un’arma di vario genere. All’improvviso non fu difficile convincere gli agenti che la battaglia contro i viaggiatori abusivi avesse senso. “Per i poliziotti fu una festa” scrive Bratton. “Ogni arresto era come aprire un pacchetto di patatine. Che sorpresa ci troverò? Una pistola? Un coltello? Un mandato di cattura? Un omicida? (...) Dopo qualche tempo, i cattivi misero giudizio, iniziarono a lasciare a case le armi e a pagare il biglietto.” Durante i primi mesi in carica di Bratton, il numero delle espulsioni dalle stazioni della metropolitana (per ubriachezza o per schiamazzi in luogo pubblico) triplicò. Tra il 1990 e il 1994 gli arresti per quel genere di violazioni meno gravi che per lungo tempo erano passate inosservate quintuplicarono. Bratton trasformò la polizia della metropolitana in un’organizzazione focalizzata sulle infrazioni minori, sui dettagli della vita sotterranea.
In seguito all’elezione di Rudolph Giuliani a sindaco di New York, nel 1994, Bratton venne nominato capo del Dipartimento di Polizia ed estese l’applicazione delle stesse strategie all’intera città. Diede ordine ai suoi agenti di usare la mano pesante con i reati minori: con i lavavetri che agli incroci si avvicinavano agli automobilisti chiedendo soldi per lavare i parabrezza, per esempio, e con tutti coloro i quali, in superficie, commettevano reati equivalenti a quelli dei graffitisti e di chi non pagava il biglietto. “La precedente amministrazione della polizia aveva avuto le mani legate dalle restrizioni” afferma Bratton. “Noi eliminammo quei limiti. Intensificammo il pugno di ferro della legge contro chi girava ubriaco oppure urinava in luoghi pubblici e arrestammo i trasgressori recidivi, compresi quelli che gettavano le bottiglie vuote sulla strada o erano coinvolti in danni, anche minimi, alle proprietà demaniali (...) Se urinavi per la strada, finivi al fresco.” Quando la criminalità iniziò a diminuire in città, in modo veloce e improvviso come era accaduto per la metropolitana, Bratton e Giuliani indicarono la stessa causa: reati apparentemente insignificanti, sostennero, erano i punti critici della criminalità violenta.
La teoria della finestre rotte e quella del potere del contesto sono una cosa sola. Entrambe si fondano sulla premessa che un’epidemia possa essere stroncata intervenendo sui dettagli minori dell’ambiente immediatamente circostante. Anche questa, a pensarci, è un’idea rivoluzionaria....
Ma che cosa suggeriscono le teorie delle finestre rotte e del potere del contesto? Esattamente l’opposto. Sostengono, infatti, che il criminale, lungi dall’essere qualcuno che agisce secondo ragioni intrinseche profonde e che vive in un mondo tutto suo, sia in realtà una persona particolarmente sensibile all’ambiente in cui si trova, attenta a qualsiasi segnale e indotta a commettere reati basandosi sulla percezione che ha del mondo intorno a sé. Si tratta di un’idea incredibilmente radicale e, per certi versi, inverosimile. Qui, ci spingiamo addirittura oltre, in un’altra dimensione ancora. La teoria del potere del contesto è una tesi ambientale: sostiene che il comportamento sia in funzione del contesto sociale, ma è un genere di ambientalismo davvero strano. Negli anni Sessanta, i liberal sostennero una tesi simile, ma quando parlavano dell’importanza dell’ambiente si riferivano all’importanza dei fattori sociali fondamentali: la criminalità, dicevano, era il risultato dell’ingiustizia sociale, di iniquità economiche strutturali, della disoccupazione, del razzismo, di decenni di negligenza istituzionale e sociale, per cui se si voleva fermare la delinquenza si doveva avere il coraggio di compiere azioni eroiche. La legge del potere del contesto, invece, afferma che ciò che importa veramente sono le piccole cose....
La legge del potere del contesto asserisce che non è necessario risolvere i grandi problemi per sgominare la criminalità. E’ possibile prevenirla semplicemente ripulendo i graffiti e fermando chi non paga il biglietto.

(Dal libro “Il punto critico - I grandi effetti dei piccoli cambiamenti” di Malcolm Gladwell: )


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venerdì, ottobre 20, 2006

Acqua e sale, mi fa bereee

Da http://www.giornaletecnologico.it/hitech/200610/18/453392e503641/ , linkatomi dal compagno Marco su msn...leggete:

Iraq, soldati sempre più hitechDispositivo estrae acqua dall’ariaUn’azienda che ha sviluppato una nuova tecnologia in grado di estrarre acqua dall’aria praticamente in qualsiasi zona del pianeta ha vinto un contratto per dissetare i soldati americani di stanza in Iraq. Originariamente, la tecnologia nasce come idea della Defense Advanced Research Projects Agency del Pentagono, alla ricerca di un modo per assicurare risorse idriche continue ed effettivamente sfruttabili alle truppe impiegate in regioni aride come l’Iraq. “Il programma era focalizzato sull’estrazione di acqua dall’atmosfera attraverso sistemi a bassa energia che avrebbero potuto diminuire il carico di equipaggiamento logistico dei soldati e garantire la disponibilità d’acqua in qualsiasi momento e qualsiasi luogo”, spiega la portavoce della Darpa, Jan Walzer.Per raggiungere tale scopo, l’agenzia ha investito milioni in società di ricerca come LexCarb e Sciperio per creare un congegno capace di produrre acqua anche nel deserto della Mesopotamia. Ma è stata un’altra azienda, l’Aqua Sciences, a sviluppare per conto suo - e a mettere in commercio - un dispositivo capace di operare anche nei climi più ostili. “Da anni si cerca un modo per riuscirci. La nostra risposta al progetto Darpa è stata solo la punta di un iceberg parallelo”, commenta Abe Sher, direttore esecutivo dell’Aqua Sciences. “L’atmosfera è un fiume straripante d’acqua, anche in mezzo al deserto. Nella pratica non funziona ovunque, ma in teoria è possibile in ogni zona del pianeta”. Precisa di essere vincolato a non svelare dettagli sul contratto con un ente governativo, ma accenna alla vittoria di due contratti altamente competitivi, con “aziende all’avanguardia”. E non spiega nei particolari neanche l’effettivo funzionamento della sua tecnologia. “È la nostra ricetta segreta”, commenta. “Ottima all’assaggio, ma non vi diremo mai tutti gli ingredienti”. Un indizio però lo dà, quando suggerisce di pensare al riso usato nelle saliere, che funge da magnete per eliminare l’umidità ed evitare che il sale si solidifichi. “Siamo riusciti a sfruttare questo processo in modo unico e originale”, spiega. “Abbiamo ideato un modo per imitare la natura, usando il sale naturale per estrarre l’acqua dall’aria impiegandolo al contempo come agente di decontaminazione. Pensate al Mar Morto, sulle cui rive non cresce niente perché il sale deidrata tutto. Un qualcosa del genere”. Un macchinario di sei metri può produrre tremila litri d’acqua al giorno, senza usare sostanze tossiche né generarne come scarto. Il dispositivo è stato presentato al Campidoglio di Washington a inizio ottobre: politici e membri dello staff hanno potuto assaggiare l’acqua “miracolosa”. “È stato molto interessante vedere il congegno in azione e sentirne le possibili applicazioni in caso di catastrofe naturale”, commenta E. Clay Shaw Jr., repubblicano della Florida il cui distretto di competenza include anche Fort Lauderdale, devastata a suo tempo da un uragano. “Senza contare che l’acqua era deliziosa”. Jason Rowe, capo dello staff di Tom Feeney, un altro repubblicano della Floridfa, definisce la tecnologia “impressionante”. “Sono rimasto scioccato da quello che questa macchina è capace di fare”, dichiara. “Il fatto che non sia sensibile all’umidità come lo sono altre la rende un’alternativa straordinaria per le basi militari nel Medioriente, in cui l’umidità non è una variabile in gioco. Oltretutto, è un’alternativa economica al trasporto di acqua imbottigliata, che tra l’altro ha una data di scadenza”, continua. Una volta impiegati, questi congegni potrebbero ridurre di milioni di dollari i costi logistici del rifornimento d’acqua alle truppe in Iraq, fa eco Stuart Roy, portavoce del DCI Group, la società di pubbliche relazioni dell’Aqua Sciences. Il costo del trasporto d’acqua tramite aerei cargo C-17, e successivamente tramite furgone, si aggira intorno ai sei dollari al litro. Con gli apparecchi dell’Aqua Sciences scenderebbe a sei centesimi per litro. Svariati sistemi già in commercio producono acqua per condensazione, ma il processo richiede una percentuale elevata di umidità. Alle macchine dell’Aqua Sciences ne basta il 14 per cento. “Ecco perché si tratta di una tecnologia superiore, ed ecco perché stanno ottenendo gli appalti”.
Wired News

Si potrebbe risolvere il problema della sete nel mondo e quello delle acque putride e questi pensano ai militari in guerra.

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martedì, ottobre 17, 2006

Giulio Malgara

Giulio Malgara
Diciamo che riprendo "facce di merda". Parlo oggi del presidente di UPA e Auditel, Giulio Malgara. Il signor Malgara è quello che ha accettato 5 miliardi da Berlusconi e che presiede una società, quella dell'Auditel, che non si capisce bene come funzioni e che nel 2001 è stato candidato alla presidenza della Rai. Diciamo che già l'auditel lavora in maniera abbastanza oscura e se noi vediamo merda in Tv gran parte della colpa è sua. Poi aggiungi connivenze del presidente con Berlusconi e dimmi uno che deve pensare. Oggi, nessuno capisce perchè non ci sia un Authority che vigili Auditel. HO mandato una mail al mio professore di Fonti Statistiche per vedere se si sa qualcosa di più .
Ma leggiamo meglio da www.megachip.info:

Quando Silvio offrì il caffè a Malgara(3631 letture)

Qualcuno ricorda ancora quella magnifica foto in cui si vede Berlusconi che guida, da vero leader, lo jogging col fiatone di un gruppo di top manager e giornalisti, tra cui Fede, Confalonieri, Dell ‘Utri e Malgara. Proprio colui che il Berlusca avrebbe voluto prossimo presidente della RAI. Ora, si sanno quali sono i rapporti di Silvio con i primi tre. Ma perché uno come Malgara avrebbe dovuto mettersi in mutandoni bianchi per fare footing con Silvio ? Alla fine, un motivo ci sarebbe…. Vediamo.
Era una limpida mattina di primavera del '92. Il presidente dell'Auditel, Malagara, voleva il caffè e l'acqua minerale. Andò alla cassa a fare lo scontrino e la ragazza gli disse sorridendo : “ Fanno 5 miliardi, dottore”. Perché sapete com'è certa gente: quando vogliono il caffè, comprano direttamente la fabbrica.
Quella mattina, Malgara aveva voglia di un decaffeinato ( l'uomo è morigerato ) e così pensò alla Hag. Accanto alla tazzina, però, ci vuole sempre un bicchiere d'acqua. Perciò – da buon pubblicitario – gli venne in mente il tormentone di Messner per Levissima. Entrambe le aziende erano, per sua fortuna, controllate dalla Crippa e Berger. Con un unico scontrino, le portava a casa tutt'e due. Ma in quel momento non aveva i soldi. Può capitare a tutti, in effetti, di non avere quei
5-6 miliardi in tasca. Così, visto che da quelle parti passava un amico, glieli chiede :
“ Silvio, scusa, non è che avresti 5 miliardi da prestarmi ? “
“ Figurati, per così poco “
“ Domani te li do “
“ Ma sì, quando ce li hai… tanto ci si becca, no ?” *
Fu così – più o meno – che Berlusconi Silvio prestò a Malgara Giulio 5 miliardi.
Che all'epoca della testimonianza ( atti del processo All Iberian , 2001 ) non erano ancora stati restituiti. Sarà questo il motivo per cui il presidente dell'Auditel si è esposto al ridicolo di una
bocciatura annunciata come candidato presidente della RAI ?
Perché così la prossima volta che non ha gli spiccioli per il caffè sa che c'è sempre un amico
che può aiutarlo ?

* tratto dal libro " L'arbitro è il venduto" di Giulio Gargia - Ed. Riuniti
Aggiungo il link ad una recensione del libro:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=2262&numero=419

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venerdì, ottobre 13, 2006

La guerra è dentro

Diceva giustamente Zucconi stasera che la guerra vera è dentro di noi. Nonostante non mi sia simpaticissimo penso che avesse ragione. Il mio amico Marco mi consigliava di pensare a problemi più grandi per non pensare a quelli piccoli ma lo faccio abitualmente.
C'è una connessione tra le due cose. Conosco un pò di persone che hanno bei problemi a casa e si occupano dei problemi del mondo (ma anche molte che non si occupano di un beneamato cazzo, quindi peggio).
Mi domando perché accada ciò.
Forse la famiglia è veramente un conglomerato di umori differenti, dove le affinità sono solo di sangue e quindi i disaccordi si moltiplicano con la pala.
Un pò non ci si sopporta, un pò si è costretti a vivere sotto lo stesso tetto ed ecco che scoppia la bomba. Forse è un problema insanabile. Ce ne andiamo a manifestare per la pace, torniamo a casa e mandiamo a cagare nostro padre. Forse non è un atteggiamento totalmente ipocrita ma qualcosa di ipocrita c'è.
Se riuscissimo quindi a risolvere il problema interno, potrebbero, i problemi esterni, risolversi più facilmente? A volte ci rendiamo conto che siamo cretini? Riusciamo a capire che distruggendo rapporti, familiari, amicali, amorosi, creiamo delle crepe all'interno della nostra anima? Riusciamo a capire che queste crepe, moltiplicate per miliardi e miliardi di esseri umani producono guerra ad un livello macro? Forse il problema è semplificato perché ci sono ragioni ben + in vista per cui si fanno le guerre. Ma non è detto che non possa nascere tutto dall'interno per poi degenerare. O che magari vi siano passaggi che ci portano a comportarci in un modo piuttosto che in un altro per il resto della vita e che tutto ciò condizioni l' "ecosistema" dei rapporti.

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domenica, ottobre 08, 2006

Il prossimo passo

Le nuove tecnologie si integrando e si disintegrano. Un tempo si pensava che con il termine "convergenza" un unico medium dovesse integrare tutti gli altri. Poi si è capito che, in realtà, ogni medium deve prendere ciò che di buono c'è negli altri media, integrarlo e magari svilupparlo.
Fatto questo preambolo, stamattina pensavo che chi ha un blog pratica spesso internet e, praticando spesso internet, usa le chat (msn sicuramente). Ecco, allora perchè non integrare le chat nei blog personali? A livello di immagine e ritorno economico sarebbe una cosa ottima, poi ci sarebbe anche l'opportunità di estrapolare la chat ed usarla singolarmente oppure fare lo stesso col blog. La Microsoft, con MSN Spaces, ha fatto una cosa simile, dal blog (troppo ovattato e mieloso) si può passare alla chat e viceversa. In questo modo non si avrebbe + l'obbligo di mandare i propri amici in modo forzato sul blog e ci sarebbe uno scambio di pareri + fluido ed intenso ma anche più spontaneo.
Altra idea molto carina è quella del giornale. Si potrebbe sviluppare un software che accende il pc la mattina e grazie al feed rss scarica l'ultima versione del giornale online che più gradite e vi stampa le pagine che desiderate o tutto il quotidiano. Certo non ci sarebbe più il gusto di andare dal giornalaio la mattina ma coi tempi che corrono non ci si puù fidare di questa informazione. Ecco perchè sarebbe meglio una testata su Internet che non ha alle spalle i grandi poteri. Tutto questo pagando un abbonamento di una ventina d'euro al mese.
Che ve ne pare?

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giovedì, ottobre 05, 2006

Facciamola girare

Che ogni blogger (o presunto tale) pubblichi quest'email sul proprio blog e inviti amici e conoscenti blogger a fare lo stesso. Proviamo a fare in modo che questa lettera compaia in ogni blog.

Da www.beppegrillo.it
Desidero rivolgermi a te per un appello di solidarietà che riguarda una persona, mio caro amico da sempre, Francesco Giuffrida.Per chi non lo ricorda, dirò che Francesco Giuffrida è il coraggioso dirigente della Banca d'Italia (Vice-direttore a Palermo) che su richiesta e incarico della Procura della Repubblica di Palermo ha condotto una accurata e scrupolosa perizia tecnica sui flussi di capitali diretti alla Fininvest, per il processo a Marcello Dell'Utri.Per questo suo lavoro Francesco dovrà comparire in giudizio il 12 ottobre, citato dalla Fininvest per presunti danni morali. La citazione è arrivata alla vigilia del processo d'appello per Dell'Utri, e in corrispondenza con un altro incarico attribuito, sempre a Francesco, questa volta dalla Procura di Roma, che evidentemente lo ritiene un tecnico assai affidabile, per indagare sui movimenti di capitali legati alla vicenda di Roberto Calvi. "Sembra una minaccia, un modo per zittirlo e intimorirlo al processo" ha dichiarato in giugno un magistrato al giornalista del Corriere Cavallaro. Non solo: la citazione comporta il concreto rischio che tutta la tutta la sua attività di esperto, e le perizie che gli sono state affidate, vengano delegittimate.Francesco Giuffrida dovrà andare a difendersi di fronte ad un uomo che è stato condannato per mafia, solo per aver fatto il suo lavoro e per averlo fatto bene, e dovrà farlo da solo, visto che nemmeno la Banca d'Italia, ovviamente a conoscenza della sua collaborazione con il tribunale, si è mossa per un 'azione di sostegno, o per tutelarlo in sede di giudizio.Perchè questo appello? per rompere il silenzio e la solitudine che lo circondano (solo Felice Cavallaro ha scritto un articolo sul Corriere, e un'altro è uscito sulla Repubblica, entrambi in giugno, poi più nessuna informazione), contro il pericolo che questo isolamento, quasi omertoso, può comportare per Francesco e la sua famiglia.Per questo chiedo a chi leggerà questa lettera di non lasciare solo Francesco e dare il giusto risalto a comportamenti di integrità, rigore personale e coraggio che meritano di essere conosciuti e portati ad esempio.” Giuseppe G.

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mercoledì, ottobre 04, 2006

Rapporti


I rapporti come nuvole si separano e riuniscono
di continuo si trasformano quelli eterni o di un attimo
La madre chiede un tempo l'amico chiede un tempo per rimanere sui tuoi passi
l'amore chiede un tempo come la rabbia chiede un tempo per nascere ed esprimersi
i rapporti si scelgono e subiscono si costruiscono e distruggono
vari versatili e variabili non sottometterli a una norma
e pensare che alle volte sembra ci imprigionino
i figli chiedono un tempoi vicini chiedono un tempo
le lamentele come i complimenti
gli amanti chiedono un tempo
come i nemici chiedono un tempoper non farci appagare mai
i rapporti sono come nuvole si separano e riuniscono
e pensare che alle volte sebra ci improginono
e pensare che altre volte invece non ci bastano
uno che ci faccia ridere un altro piangere
come sempre come ovunque come noi.
Questa canzone di Niccolò Fabi si trova in Novo Mesto, un cd bellissimo, lo definirei lirico.
Tocca l'anima, la stuzzica, la solletica, e l'anima si rilassa ascoltandolo.
I rapporti sono come nuvole, si separano e riuniscono, basta avere pazienza perchè ciò accada o sperare che le nuvole separate vengano spazzate via da venti contrari.


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domenica, ottobre 01, 2006

Amore (Spaccacuore)

riuscire ad amare è qualcosa di stupendo.
Piangere per amore è una cosa per pochi eletti, persone fortunate che se lo possono permettere credendo che la loro sia sofferenza quando invece è un lusso. Che cos'è l'amor? Non si è mai capito. Ci leghiamo a persone che a volte nemmeno ci meritano senza sapere perchè ma forse in fondo qlcsa c'è. L'amore non è un legame culturale o un'affinità elettiva, è qualcosa di superiore che sta nell'anima. E' sopito e dormiente e si sveglia in pochissime occasioni. Il problema è farlo riuscire a riaddormentare. Al cuor non si comanda. NOn si comanda nemmeno al cervello certe volte. Fa degli scherzi assurdi. Bisognerebbe, forse, capire se stessi per capire l'amore o per capire chi si ama. Se capissimo noi stessi molto probabilimente non avremmo bisogno d'amare.
Si potrebbe stare soli. NOn si avrebbe bisogno di riscontri. L'amore è forse figlio di qualcosa di incomprensibile e lo siamo anche noi. Siamo frutto dell'amore e siamo amore in quanto tale. Incomprensibili, ermetici, solitari, amichevoli e passionali. A volte non capisco le persone che mi sono intorno e che giurano di amarsi. In realtà sembra siano costrette a farlo, altrimenti resterebbero sole. Restando sole e non capendo se stesse diventerebbero pazze. Allora decidono di amare qualcuno. Ma se decido d'amare in realtà non amo, sto fingendo. Non posso decidere di amare. L'amore viene un giorno, ti guarda negli occhi, tu lo guardi e dici: cazzo questo è amore. E se lo è non finisce più.
Ma a volte, incomprensibilmente, qualcosa per sbaglio si spegne e la fortuna degli amanti diventa ossessione, paura, noia. NOn si comunica più.
E forse l'amore, oltre ad essere fortuna, è comunicazione. Si può anche amare ma se si blocca la comunicazione è finita. Il verbo sparisce e l'amore finisce. Chisà quali alchimie fantastiche si nascondono dietro questa cosa. Io penso sia tutto finto.

"Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane, ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate[...]Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore, ci si passa sopra almendo due o tre volte i piedi come sulle aiuole[...]Potrei ma non voglio fidarmi di te, io non ti conosco e in fondo non c'è in quello che dici qualcosa che pensi, sei solo la copia di mille riassunti. Leggera leggera si bagna la fiamma, rimane la cera e non ci sei più"
(Samuele Bersani è una forte àncora a cui mi sto appigliando in questo periodo. Le sue parole "sono sassi, precisi aguzzi da scagliare su facce vulnerabili e indifese. Sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi che accendono negli occhi infinite attese. Sono gocce prezione indimenticate, a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare".
Il carattere culturale che si può trovare nella musica o nella letteratura ha un corpo magnificente, di una forza incredibile, capace di mantenere in vita anime morenti. Un carattere che c'è ma non si vede e chi riesce a percerpirlo è fortunato.)


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sabato, settembre 30, 2006

Sfoghiamoci!

Andando su questo link potremo scrivere i nostri annunci su un tabellone McDonald
http://www.ronaldmchummer.com/index.php
Ecco il mio:

Palingenesi ha detto...

L'incertezza è madre di tutti i dolori così come può essere anche artefice di possibili prospettive positive, la differenza la fanno gli attori ed il contesto. purtroppo nel panorama contemporaneo tutti amano dare incertezze, nessuno vuole esporsi oltre la propria "fortezza" personale. il risultato è maggiore superficialità nei rapporti, ma soprattutto minore consistenza valoriale e sentimentale di questi. esporsi, lasciarsi andare, vivere normalmente, insomma, le proprie relazioni viene visto come una scelta da stolti e sprovveduti. fa riflettere che, al giorno d'oggi, quel che è sempre stato istinto primordiale degli esseri umani, e cioè essere "animali sociali", stia diventando sempre più un accessorio artificiale delle vite di tutti noi. oggi quel che conta nn è la consistenza delle relazioni, ma il vantaggio che può derivarne...non sempre è così, per fortuna, ma spesso. i rapporti si "programmano", dov'è finita la spontaneità?l'incertezza caratterizza anche il nostro futuro. si studia, ci si prepara, specializza, si fanno stages, ma per arrivare dove al termine del percorso di studi? una volta se studiavi sapevi che quasi sicuramente avresti svolto un determinato lavoro all'interno di un più o meno ampio ventaglio di scelte possibili. al giorno d'oggi la principale incertezza è se questo lavoro lo troverai o meno. le prospettive sono tutt'altro che rosee in questo senso. l'ipercompetizione porta l'uomo fuori dagli schemi dell'osmosi sociale, lo depriva della sua spontaneità, della sua bontà a vantaggio della scaltrezza e dell'ansia del "dover arrivare".tutto diventa moda, tutto diventa uguale, tutti diventano sempre più simili. il problema è che a diffondersi sono gli atteggiamenti biasimabili, non i capisaldi della vita umana.è possibile in un contesto simile una vita serena? io credo di no, a meno che nn si giunga a compromessi con la propria coscienza.chi ha dei valori ben precisi potrà comportarsi seguendoli senza venir penalizzato da questa sua scelta?io penso che l'uomo sia tutt'altro che l'animale più intelligente. al contrario, il suo istinto irrefrenabile di autodistruggersi lo caratterizza come il più stupido.basterebbe così poco perchè le cose vadano meglio, il problema è che il poco viene visto come troppo poco invece che come tanto. conta più essere vincenti e magari non proprio integri moralmente piuttosto che essere di sani principi morali ed avere una vita, magari modesta economicamente, ma sicuramente molto più ricca a livello umano.ecco direi che quel che si sta perdendo è l'umanità.Questa è la risposta ad un mio post di aprile o maggio, la pubblico perchè è troppo bella e troppo vera.

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Preso dalle mie vicissitudini affittuarie, ho dimenticato il compleanno di Lorenzo.Checchè se ne dica in qualche modo ha indirizzatola mia esistenza verso una strada.Ho imparato alcune cose, nemmeno tanto clamorose ma che forse al giorno d'oggi sono importanti: reagire con il sorriso alle angherie della vita e delle persone, guardare sempre oltre. Citandolo: "verificare se sotto l'aspetto invitante di un'esca non sia nascosto un amo".Credo che questo messaggio sia importantissimo e cerco di attuarlo quando mi riesce e di aprire gli occhi a chi ogni tanto dorme. Altro insegnamento è stato quello della multilateralità della musica, ho capito che non bisogna legarsi ad un solo genere musicale perché la musica è bella tutta (apparte qualche merda) e di questa cosa gliene sono molto grato. Di certo la sua immagine non è delle più coerenti ma chi si contraddice contiene moltiduni (Walt Whitman). E chi di noi non si contraddice? Null'altro da dire. E stato bello aver scandito gli anni della giovinezza ascoltandolo. A volte è anche bello sapere che amici lontani quando lo vedono mi pensano. Si verifica una sorta di empatia multidimensionale. Ora non mi sento più molto vicino a lui (forse perché l'ho visto troppo da vicino) ma resta cmq una cosa bella della mia vita come un amore che non c'è più e che ti ha lasciato solo segni positivi. E' il sogno di tutti no?


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sabato, settembre 23, 2006

Sono stanco

Capisco che molti elettori di sinistra si sentiranno colpiti e un pò smarriti dalle mie parole ma questo governo di destra-centro-forsesinistra mi sta facendo uscire dai gangheri, ogni giorno un inciucio mastelliano, ogni giorno una verità nascosta al popolo. Le intercettazioni illegali di questi signori potenti, tra cui alcuni politici, sono illegali, si, ma potrebbero essere un ottimo strumento per la magistratura per capire qualcosa ed un ottimo strumento per i giornalisti per farci sapere un pizzico di verità. E questi politicucci da quattro soldi che fanno? Bruciano tutto! Ovviamente destra e sinistra sono d'amore e d'accordo quando si tratta di pararsi il culo, ed ecco fatto.
Mentre 3/4 di Italia sta democristianamente zitta a guardarsi i bei tg delle reti nostrane e si ciuccia la caramella c'è rimasto qualcuno che si è scocciato di questa sinistra fantoccio che prende in giro i suoi elettori. Allora è il momento di smuovere almeno la blogosfera, dobbiamo far sentire il nostro calore ed il nostro supporto a chi la verità vuole raccontarcela (i giornalisti) e a chi la verità la vuole scovare ( i magistrati).Il mio amico Enzo sta preparando un Badge che ogni blogger dovrà inserire nel suo blog Intanto vi allego due cose belle http://www.centomovimenti.com/2006/settembre/23_poli.htm

E per i D'alemiani convinti, nel caso ce ne fosse bisogno allego questa travagliata:

Intervistato da Enrico Mentana alla festa nazionale dell’Unità di Pesaro, il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, con tutti gli impegni che ha, è riuscito a occuparsi anche della mia modestissima persona, per dire che le vignette di Staino contro il “Beriatravaglio” gli sono piaciute molto: “Ho trovato quella pagina di Staino densa di significati e non è un mistero che io mi trovi spesso in totale disaccordo con quanto scrive Travaglio”. Sarà contento Staino: se la satira, per definizione, è contro il potere, dev’essere consolante per un vignettista ricevere gli elogi del vicepresidente del Consiglio per aver attaccato un giornalista critico con il maggiore partito di governo. Il tutto, nella kermesse dedicata all’Unità, dove il sottoscritto scrive quasi ogni giorno, eppure è stato democraticamente bandito da tutte le feste dell’Unità.Scelta del resto perfettamente coerente, se si pensa che D’Alema, a Pesaro, era amichevolmente intervistato dall’amico Mentana, che gli dà del tu e che, essendo un dipendente di Berlusconi, alle feste dell’Unità è sempre il benvenuto. Lo Statista di Gallipoli ha poi difeso l’indulto, raccontando che è servito a liberare “15 mila disperati” e “soltanto pochi imputati eccellenti”: è la solita bugia, visto che il vero problema non sono i pochi eccellenti che escono dal carcere, ma i tanti che non ci entreranno più in caso di condanna, fra i quali Tanzi & C., Cragnotti & C., Geronzi & C., Moggi & C., e naturalmente Fazio e i furbetti del quartierino, fra i quali un certo Giovanni Consorte che D’Alema dovrebbe conoscere bene, almeno telefonicamente.Nella sua strenua difesa dei “disperati”, che lui incontra sempre quando va in barca, D’Alema ha infine tenuto a precisare di non aver mai condiviso i sentimenti pro Mani Pulite di “quello che viene definito il popolo della sinistra”: lui ha “sempre avuto in spregio il giustizialismo, fedele ai miei ideali della giovinezza: sono rimasto un libertario”. Tutti possono immaginare quanto fosse libertario uno con quella faccia e con quel passato, fra un pellegrinaggio a Mosca e un lancio di bombe molotov. Uno che ancora qualche anno fa scriveva: “Quelli che rubano bisogna metterli in galera. Purtroppo questo non si può fare perché la maggioranza, in genere, li protegge. Questo è il vero scandalo che i giornali dovrebbero denunciare e invece non lo fanno, per complicità” (24 ottobre 1988). E ancora: “Il fatto che non si comprenda che la questione morale è in questo Paese, forse, la fondamentale questione politica, dimostra la cecità di una classe dirigente: ed è un dramma per l’Italia” (23 gennaio 1992). Sembra incredibile, ma persino D’Alema, in un lontano passato, diceva cose sensate. Anche gli orologi fermi, due volte al giorno, segnano l’ora esatta. (www.marcotravaglio.it/stoccataefuga.htm)

Intanto invito tutti a scrivere qualcosa o linkare queste parole o copiarle (insomma fate come cazzo vi pare ma fate!) sulle intercettazioni e a passare la parola agli amici bloggers.


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venerdì, settembre 22, 2006

La pubblicità sociale

La pubblicità sociale, quando non è frutto di una falsa etica aziendale, è di grande utilità. In Italia non ne vedo grande utilizzo, forse a qualcuno non fa comodo, all'estero invece è più utilizzata. Voglio postare qualche esempio, in particolare una contro il fumo e una contro la guida in stato di ebbrezza che farebbero molto più effetto di qualche stupido messaggio su un pacchetto delle sigarette e molta più paura di un palloncino da gonfiare.

Attenzione a guidare sbronzi: pubblicità sociale guida in stato di ebbrezza














Sei morto e non lo sai:
pubblicità sociale contro il fumo


Questa pubblicità sociale, in particolare, ha vinto il bronzo al festival dell'advertising di Cannes, sezione siocial outdoorcampagna sociale contro il fumo

Aggiungo questa (quella di cui parlavo ad Alessio nel commento). Si chiede di fare attenzione davanti alle scuole.


pubblicità sociale velocità scuole


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mercoledì, agosto 23, 2006

La forza di un ricordo digitale

La digitalizzazione ha ormai pervaso tutti i media, di questa cosa noi non possiamo che beneficiarne data la facilità di utilizzo, la velocità e l'immensa quantità di dati memorizzabili. Vorrei parlare in particolare delle foto. La fotografia è l'attimo imprigionato su un foglio plastificato, anzi lo era. Oggi la fotografia è l'attimo imprigionato in parecchi byte e, grazie alla digitalizzazione possiamo ripetere l'attimo molteplici volte e anche modificarlo a nostro piacimento. Fin qui nulla da eccepire, una cosa grandiosa.
Il problema nasce sulla quantità e sul tempo, cosa voglio dire? Con gli apparecchi digitali siamo in grado di scattare centinaia di foto in una qualsiasi giornata al mare, in montagna o ad un concerto, queste foto verrano immagazzinate sull'hard disk, poi masterizzate su qlc cd-rom o dvd e questi supporti saranno depositati in qualche zona della casa deputata alla raccolta di oggetti del genere (si spera). Il problema di questi oggetti è che si perdono facilmente, non hanno quella imponenza fisica di un raccoglitore di fotografie che lo metti lì e lì lo trovi, in più potremmo dover formattare il computer e non aver nulla a portata di mano da poter masterizzare o una penna usb. E tra una ventina d'anni tra le tante cose conservate non potremmo trovare più nulla. A cosa è valso allora il tanto fotografare? La foto digitale è volatile, non gli si da importanza, la sua vista viene bruciata subito, non c'è più il gusto di quando si aspetta lo sviluppo, è frenetica come la nostra società e in più non riusciamo a toccarla. L'esperienza che si fa con il tatto aiuta la vista e la memoria, toccare le foto sviluppate e catalogarle serve a dar loro una maggiore importanza ad averne più rispetto e quindi anche a ritrovarle tra vent'anni.
Tutta questa pippa mentale mi è venuta in mente e mi viene in mente ogni volta che vado ai concerti e vedo tante persone fare le foto col cellulare e soprattutto perchè ho perso il cd con le foto del concerto di Jovanotti, quindi sono la prova vivente di ciò che cercavo di spiegare.
Fosse stato un pacco pieno di foto non l'avrei mai perso, vabè!
L'information overload è un sovraccarico di informazioni e si sa che troppe cose non è possibile ricordarle, quindi stiamo attenti quando facciamo delle foto in digitale, tra una ventina d'anni potremmo non aver niente da mostrare ai nostri figli, nipoti o nuovi amici. Sarebbe molto triste.

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lunedì, agosto 21, 2006

Paolo Scaroni (Facce di merda)


Non perdiamo tempo!
Avevo detto Paolo Scaroni. Quest'uomo è l'amministratore delegato dell'Eni, decide lui cosa fare dei soldi, infatti gli attivi dell'Eni sono stati distribuiti in dividendi per gli azionisti anziché nell'energia alternativa. Quest'uomo è stato condannato per disastro ambientale, corruzione per tangenti per ottenere appalti nell'Enel e, come accade spesso nella nostra amata Italia, (dai cantiamo l'inno, abbiamo vinto i mondiali!) è stato promosso ad amministratore delelgato dell'Eni. Se vi capita di ascoltarlo in tv sappiate quindi che state ascoltando un pregiudicato.


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Facce di merda

Al mondo esistono svariate facce di merda, questo si sa! Bisogna però ricordarle, non perderle di vista e farle vedere a chi non vuole accettare una realtà di merda sperando di vivere tutta la vita alla Flavio Briatore (comprese bombe sotto casa, numeri di mafiosi americani e una condanna poi amnistiata).
Ma cominciamo proprio da zio Flavio



























Se non è una faccia di merda questa!

Andiamo oltre. Il Lombroso sosteneva che la pericolosità di un'individuo fosse rintracciabile anke dai tratti somatici, un pò vecchia come tesi ma a volte è vera:













Cesare Previti, una garanzia tra le facce di merda!






Ma continuiamo.







Totò Cuffaro, dagli amici detto anche Totò Vasavasa o Puffaro è una delle icone del moderno inciucio tra mafia e politica, non so se qualcuno ricorda la sua uscita al Maurizio Costanzo Show una 15 d'anni fa. Era una di quelle puntate contro la mafia con ospite Giovanni Falcone, lui si alzò dal pubblico e cominciò a dire che la mafia non esisteva e ad infamare Falcone, in una paese normale questo potrebbe bastare a farti uscire dalla scena politica, qui serve a fartici entrare...Per notizie più approfondite digitate il suo nome su Google.














Giulio Andreotti, la scatola nera vivente nella quale sono custoditi segreti, impicci e inciuci dell'Italia Repubblicana dal dopoguerra ad oggi. Condannato per associazione mafiosa fino al 1980 (qualche disinformato benpensante crede che sia stato assolto), reato prescritto perchè erano passati troppi anni ma in realtà gli sono bastati pochi mesi per ottenere la prescrizione. Sempre condannato è. Volevano farlo presidente del senato, solo questo dovrebbe far riflettere sulla nostra classe politica.






Continuerò ad aggiungerne altri, il primo sarà Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni...

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sabato, agosto 12, 2006

Guerra preventiva e giustificativa

Come l'11 settembre giustificò l'attacco in Iraq, ho la sensazione che questi attentati "sventati" degli ultimi giorni potrebbero creare l'humus per nuovi attacchi chissà dove (Iran? Afghanistan? Pakistan?) Siccome al mondo esistono dei guerrafondai conclamati (gente del governo Bush e lui stesso) e dei teorici-strateghi della tensione, mi sale il dubbio che alcune cose possano essere state create ad arte. Mi suona strano che dopo un attentato come l'11 settembre si prepari un altro attentato della stessa portata. Dico questo perchè l'attenzione è talmente alta intorno a queste situazioni che bisognerebbe essere dei matti per organizzare una cosa simile o addirittura più grande. Qualcuno penserà: sempre il solito complottista! Puoddarsi ma io la penso così.
Si parla addirittura di una dozzina di aerei da far esplodere, bisognerebbe essere dei fessi per pensare ad una cosa del genere. Almeno io se fossi un terrorista penserei a vie alternative ad un aereo che è la prima cosa che è stata messa sotto controllo dopo l'11 settembre. Detto ciò ognuno può pensare a quello che vuole ma questi sono i fatti.


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lunedì, luglio 31, 2006

Sguardi

Ultimamente non ho verve creativa a livello linguistico. Stanotte quel pò di birra che ho bevuto mi ha stanagliato il pensiero dai gangli cerebrali che lo soffocano. La serata è stata strana, c'è sempre qualcosa che mi fa stare strano, qualcosa che mi fa tornare indietro di anni, qualcosa che è nel mio presente quando incrocio il suo sguardo, forse perchè sono incollato ed assueffatto a questo in modo tale da non riuscire a venirne fuori. In uno sguardo c'è tutta una storia, dei pericoli da correre o da fuggire, delle memorie. E' come stare ad un incrocio coll'arancione o giallo, insomma quel colore tra il rosso e il verde: passo? sto fermo? vado? rischio di fare il botto?
Quando due persone si guardano scatta qualcosa e bisogna prendere una decisione, capire cosa dirsi o se dirsi qualcosa. Mai stare zitti. Io quasi sempre non so cosa dire, non rischio mai di fare l'incidente all'incrocio. Che palle.
Lo sguardo della persona che ami, e che ti conosce più di tutti gli altri, è qualcosa di indescrivibile, forse è come una gastroscopia, ti entra dentro, ti sonda, capisce cos'hai, una volta finito riesce e ti dà il risultato: stai male!
E' una sensazione bellissima guardare negli occhi chi ti conosce e potersi dire tutto con uno sguardo ma penso che non mi basti più. Voglio di più. Tzè!
"Siamo rimasti a guardare un desiderio qualche volta noioso e non sarai mai un'emozione da poco"

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domenica, luglio 30, 2006

L'italiano medio


L’italiano medio ruba le tartarughe, l’italiano medio non vuole problemi, l’italiano medio i problemi preferisce lasciarli a BorsellinoFalconeAmbrosoli, che se si facevano i c..o loro erano ancora vivi, l’italiano medio quando è cliente vuole le liberalizzazioni, l’italiano medio quando è industriale vuole i monopoli, l’italiano medio se può evade le tasse, l’italiano medio critica chi evade le tasse (lui lo fa per necessità), l’italiano medio ama la famiglia e tiene la casa pulita, l’italiano medio vuole uno stipendio, una laurea e un lavoro statale, l’italiano medio è abusivo e condonista (sempre per necessità), l’italiano medio diventa feroce, molto feroce, se gli tocchi i soldi, l’italiano medio è buonista in pubblico e razzista in privato, l’italiano medio si lava il c..o, ma non ha il depuratore, l’italiano medio ha ogni diritto e nessun dovere, l’italiano medio parcheggia in seconda fila e se protesti si inc..za, l’italiano medio è mafioso dentro, l’italiano medio ha sempre un amico che gli fa un favore, l’italiano medio deve sempre ricambiare un favore, l’italiano medio sceglie come rappresentanti altri italiani medi, l’italiano medio induce pesantezza di stomaco e diarrea, l’italiano medio considera privata la proprietà pubblica e, per questo, rubare al pubblico non è reato, l’italiano medio è maggioranza assoluta nel nostro Paese, l’italiano medio gli intellettuali li vuole organici al sistema, l’italiano medio i giornalisti li vuole servi, l’italiano medio i politici li vuole medi, l’italiano medio è semilibero, lo sa e gli va bene così, l’italiano medio è un povero cristo che ruba a se stesso e al suo Paese e non lo sa.

domenica, luglio 23, 2006

Pubblicità sociale: Dalla parte del toro

PEr descrivere una bella pubblicità sociale cito il titolo di una canzone di Caparezza. Aggiungo una serie di immagini trovate su Internet, molto belle.



pubblicità sociale contro mattanza tori












Questa è una campagna sociale di un sito olandese, www.stieren.net. Credo che le immagini parlino da sole oltre ad essere bellissime e ben fatte. Non riesco a capire che gusto si trovi a guardare un coglione che si pavoneggia perchè ha ammazzato un povero toro.



pubblicità sociale contro la mattanza dei tori 2










Non riesco neanche a capire perché i tg facciano passare la notizia solo quando è il toro a incornare il torero. Come se fosse lui quello cattivo...
Per vivere bene si passa anche da queste cose, il rispetto per gli animali non esiste.

pubblicità sociale contro la mattanza dei tori 3








Se la natura e gli animali potessero fare a noi quello gli abbiamo fatto in questi anni credo che degli esseri umani, su questo pianeta, resterebbe ben poco.

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giovedì, giugno 15, 2006

Serata

La serata non è stata certamente delle migliori, questa famiglia ha bisogno di olio perché non ingrana proprio, ognuno segue la sua direzione ed io anche se volessi non saprei in che direzione andare. La partita di calcetto non mi ha fatto di certo svoltare, apparte i crampi e il solito dolore alla coscia niente di divertente. Sento un peso così grande che non so come fare a scrollarlo e non so da cosa derivi. Per quello che mi ha dato questa vita dovrei essere sempre contento, in giro c'è gente che muore per una stupida bomba o per fame e a me non manca niente. L'ipocrisia ci fa e mi fa vivere malissimo. Bisgnerebbe trovare una soluzione a troppe cose. A volte penso che vorrei passare la mia vita chiuso in una stanza grande piena di libri da sfogliare a caso e imparare tutto quello che c'è da imparare sul mondo e sulla gente. Perché c'è sempre qualcuno pronto a stupirti con i suoi atteggiamenti infimi ed il mondo riserva sempre qualche sorpresa bella o brutta che sia. Chiuso lì dentro imparerei e accetterei visite solo da carissimi amici. Gli amici sono la cosa + importante che ci sia, peccato che abbiamo tutti la mente bacata e pensiamo che questa cosa sia il matrimonio. Vogliamo sempre apparire perfetti, la polvere va sotto al tappeto ma poi il tappeto si gonfia e l'odore della polvere si incastra tra i peletti del nostro naso fino a saturarlo. Vorrei conoscere gente che non passa il tempo a mettere polvere sotto il tappeto. Gente che sappia tenere la polvere per terra o suoi mobili con umiltà, che se ne freghi del giudizio altrui e sia serena co se stessa. Due ragazze che mi hanno conosciuto abbastanza mi hanno detto alla fine del rapporto: 1)Sei troppo buono 2)Sei un fesso. Mi hanno conosciuto + che abbastanza...

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martedì, giugno 13, 2006

Internet Agorà Telematica

Questa parola ormai è vecchia. Levì parlava di intelligenza collettiva ma parlando di questa collettività che univa le propire menti per creare cultura, sul Web e nel Web, trascurava alcuni perché. I suoi toni sono sempre stati entusiastici, un pò come chi vede Milano2 senza sapere che l'ha fatta Berlusconi ma soprattutto senza sapere perché l'ha fatta...e alla fine dice: fico!
Le menti che si uniscono sul web sono menti che scappano dalla realtà. La nostra realtà mi ricorda la Simmental, dentro c'è di tutto, tritato, masticato e ricoperto da una patina gelatinosa. Le menti + proficue sentono il problema di una realtà che è sempre + la scena di un film anzi di una fiction. Loro hanno gli strumenti per capirlo: hanno studiato, sono benestanti, avevano sete di cultura in generale e quindi la loro mente si è aperta ad orizzonti che prima erano solamente spazi finiti. Sentendo questo problema e capendo che in questa realtà conta sempre + ciò che hai e non ciò che sei, ( è tanto che non sento dire : Quell'uomo ha una caratura morale incredibile!) viene facile rifugiarsi sulla rete. Nel Web puoi esprimere te stesso e anche te altro. Sarebbe fantastico. Lo sarebbe se potesse accadere nella realtà! Nel Web ciò accade ma sembra fantastico, nel senso che è vero che si instaurano rapporti e si crea cultura ma manca qualcusa di umano. Le vibrazioni, le sensazioni, l'odore, il tatto. Cosa produco a fare tanta cultura se poi manca l'umanità? Ma soprattutto: se è scontato che quest'umanità sul Web non la si può ottenere, perché è sparita anche nella vita reale?
Mi sembra si sia prodotto in questi anni un paradosso temporale nel quale viviamo noi. O meglio, crediamo di vivere. E' tutto così ristretto e immediato (torna la Simmental) che a vent'anni abbiamo le esperienze di un cinquantenne ma la voglia di vivere di un ventenne. E questo produce squilibrio nelle nostre anime che si sentono sempre + impegnate e sottoposte al giudizio di qualcuno ma, nello stesso tempo, vorrebbero mandare tutti a cagare perché, e qui cito un mio caro amico: "che cazzo me frega io stasera me devo 'mbriacà!"
Uscire da questo paradosso è impossibile, i centri commerciali abbondano, i cellulari 3 anche, internet sembra l'unico luogo (anche se virtuale) tranquillo dove rifugiarsi e noi siamo ormai inscatolati, impacchettati e facciamo di tutto per scavarci una nicchia dove la nostra identità possa essere riconosciuta, non dagli altri, ma da noi stessi. Perché, oramai, la nostra identità l'abbiamo smarrita.
E' il problema dell'identità che sta creando tutti sti casini mondiali e dove la cultura riesce a sopperire alla violenza i casini diventano interiori e noi stessi non sappiamo + "quando stiamo andanto in questo mondo, dove stiamo facento!" E così la rete ci ha attanagliato.
Ce la faremo ad uscire da questa empasse?





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lunedì, maggio 15, 2006

I Mostri

domenica, maggio 14, 2006

Anni

Questi anni di università sono stati lunghi, segnati da gioie e molti dolori e forse poco vissuti.
Ma quello che ho imparato in questi anni, credo, non lo imparerò in tutto il resto della mia vita.
Sei maturo e non lo sei, cancelli persone importanti e vieni cancellato, credi di sapere e non sai mai, studi tanto e studi poco, ami e non sei amato abbastanza. Alla base di ciò vige l'incertezza che a volte penso sia + sicura della morte. L'incertezza fa muovere il mondo e, molte volte, soprattutto in questi anni, sono state le incertezze a condizionare la mia vita. Di questo ne sono certo.

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Full Moon Tonight


Rosico...

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martedì, aprile 25, 2006

Una giornata particolare










La battaglia delle cuscinate ha avuto luogo!
Dire che mi sono : divertito, sfogato, sfiancato, impiumato, scuscinato, è poco!
Molto meglio di qualsiasi vacanza in posti esotici, che ultimamente sono anche poco raccomandabili, questa è la dimostrazione di come ci si può accontentare, non con poco, con pochissimo. E i risultati si sentono sulla pelle :P !













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