Pubblicità sociale, ambiente e politica

martedì, marzo 02, 2010

La par condicio, ennesima opportunità per la Rete

Il blocco delle trasmissioni di informazione sulle reti Rai secondo qualcuno è un grave attacco alla democrazia. Si parlasse solo di AnnoZero sarei d'accordo, ma c'è in ballo anche Vespa, quindi sono anche un po' contento.

In questi mesi di grande confusione e di poche confessioni la televisione ha fatto solo il cattivo tempo, informando poco e malissimo.

I cittadini, almeno quelli più attenti, si sono trasferiti in Rete. E proprio dalla Rete partono appelli, come quello al Tg1 per chiedere la rettifica sull'informazione data l'assoluzione di Mills che poi è prescrizione che fanno il giro delle testate giornalistiche e finiscono anche su Repubblica.it.

Berlusconi e il suo staff di geni non stanno capendo che se la tv, sulla quale hanno fondato il loro impero politico, perde l'autorità che i cittadini le hanno stupidamente conferito e quest'autorità viene travasasata alla Rete, dove l'informazione è libera, per lui e quelli come lui è finita.

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martedì, dicembre 16, 2008

Social media marketing: cosa non funziona.

comunicare in maniera efficace con i social media

Per chi non lo sapesse il social media marketing è una forma di marketing, chiamiamola non convenzionale, che vede aziende e politici farsi pubblicità in maniera "permissiva" sui social media. Un social media (ma dovrebbe essere medium) può essere Facebook come MySpace o Flickr (non mi fermo ad enumerarli tutti...si rischia di finire domani).

Pratica sconosciuta ai molti fino a qualche mese fa, il social media marketing, sta diventando sempre più abituale.
Accade così di trovarsi ad essere fan della Panini su Facebook, amici di Fassino (brrr!) e guardare il ministro Gelmini fare pratica di democrazia digitale su Youtube.
Molto bello tutto questo! Si ma c'è un limite, anzi due (e ne usciranno sicuramente altri).

Il primo limite del marketing sui social media è l'attenzione: le pratiche svolte in rete da un utente sono molteplici, segmentate, randomiche e spesso confusionarie. Riuscire a scavarsi un piccolo spazio nell'attenzione di un utente Internet moderno è cosa assai difficile.
Diventa ancora più difficile - e qui siamo al secondo limite - se chi pratica il social media marketing non lo fa bene, lo affida a terzi o ha poco tempo da dedicargli.

Essere presente su un social media non vuol dire solo starci e per questo guadagnarsi la stima delle persone e riempirsi la pagina Facebook di fan o quella Youtube di contatti. Essere presente vuol dire partecipare.
Partecipare vuol dire praticare lo scambio, essere più umano possibile, accettare le critiche.
E non ricordo di aver visto ancora una cosa del genere.

Mi capita molto spesso di vedere marche che presenziano praticamente ovunque senza dare nulla di umano alla loro presenza e politici che utilizzano i social media solo ed esclusivamente per fare aggiornamenti di tipo politico. Non basta il tg1?

Tutto questo accade perché, per anni ed anni, tutti quei messaggi verticali top-down dei media tradizionali, belli e brutti che fossero, dovevamo sorbirceli.

Oggi è cambiato tutto, su internet e specialmente sui social media, comanda l'utente.

Se nella vita reale si è fatti in un certo modo, non si puù fingere di essere diversi su un social media. Ecco perché, prima di tutto, un'azienda dovrebbe un'attimo rivisitare le sue logiche interne, svecchiarsi e poi attuare questa pratica (questo vale anche per la politica). E' una questione filosofica.

Se decidiamo di farci gestire la comunicazione da terzi facciamo almeno in modo di pianificare uno stile comunicativo più immediato e vicino alle logiche di internet e della condivisione, cerchiamo di essere veramente virali, affidiamoci a persone che, oltre a voler fare soldi, conoscono bene il loro lavoro ed hanno anche una buona cultura umanistica.

Faccio questa critica perché vedo molto spesso buone iniziative perdersi in un bicchier d'acqua a causa di mancanze sotto il profilo della conoscenza del mezzo e di una giusta filosofia e pianificazione.

Dico perciò a capi d'azienda e politici: se decidete di dare inizio ad una campagna di social media marketing (sempre che di campagna si possa parlare) entrate in silenzio, ascoltate, sondate il territorio, cominciate a scambiare messaggi umani, rischiate di essere sommersi di critiche. Forse ne vale la pena.

Creerete terreno fertile per riscoprire voi stessi come persone, porterete aria fresca nelle logiche aziendali o politiche e, cosa più importante, migliorerete la società.

Ah dimenticavo: prima di chiedere un'amicizia su Facebook, provate a mandare una mail dando spiegazioni e chiedendo il permesso, cambierà ogni cosa...


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lunedì, novembre 03, 2008

Tra P2 e malori di Andreotti in tv




Il fine settimana trascorso ha riservato molte soprese e non parlo della vittoria di Hamilton all'ultima curva.

Le dichiarazioni fatte dal venerabile ottantanovenne oltre al fatto che su Odeon avrà la possibilità di raccontare la storia secondo la sua visione (quella di un pazzo fasciostoide golpista) ed il malore di Andreotti, proprio quando la Perego gli faceva domande sul futuro dei giovani hanno lasciato in me uno strano sapore (di merda si può dire?).

Le due cose hanno una stretta correlazione. Si perché da un lato è stata ricacciata dal cilindro una persona di 89 anni che doveva marcire in carcere solo per le cose che ha pensato, figuriamoci per quello che ha fatto.
Dall'altro lato viene chiamato a parlare del futuro dei giovani uno dei massimi esponenti del vecchiume italico che ha contribuito non poco a rendere l'Italia un paese vecchio anagraficamente e dal punto di vista lavorativo.

Quando parlo di vecchiume non mi riferisco solamente all'età ma ad un modo di pensare (quello democristiano) che è quanto di concettualmente più anziano e marcio possa essere capitato all'Italia dell'ultimo secolo.

Addirittura, Andreotti, molte volte è stato tacciato di essere il vero capo della P2.

Il sistema clientelare e para-mafioso (para?) messo in piedi dalle due organizzazioni (P2 e DC) non faceva altro che essere un unico treno che viaggiava su binari paralleli.
Mentre l'uno predicava l'ammutinamento dei giornalisti l'altro faceva costruire fabbriche tossiche in tutto il mezzogiorno evitando di fatto di far frequentare le scuole ad una popolazione molto povera, sia culturalmente che economicamente e quindi desiderosa di affrancarsi dalla campagna per un posto da operaio.

Ecco come si uccide la giovinezza (dal DeMauro: freschezza, vigore proprio della gioventù: conservare la g. della mente, dello spirito, del cuore).

Ora le mie domande sono semplici quanto banali:
Perché si continua a perseverare sua questa scia?
Perché i giovani non alzano più la voce? (saranno affetti da vecchiume italico?)
Perché si continua a guardare le tv e a darle così troppa importanza dopo tomi e tomi scritti da grandi sociologi della comunicazione che illustravano, dati alla mano, quanto potere di condizionamento ha?

Per i prossimi anni questo è il comandamento: Tv quasi sempre spenta, meno Internet (fuori dagli orari di lavoro) e più frequentazioni face to face.

Proviamo a farci coraggio e a guardare in faccia le persone che amiamo e che odiamo altrimenti saremmo costretti ad un ennesimo futuro dove saranno i vecchi ottuagenari a parlare del futuro di giovani che hanno intellettualmente ucciso.

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venerdì, ottobre 03, 2008

Codice Internet: c'è chi scende!

Qualche mese fa Enzo mi segnala questa novità che vuole portare la cultura del web fra le persone: CodiceInternet!

Penso: beh, carino! Mi iscrivo.

Codice Internet cresce col passare dei giorni, ma non sono i suoi utenti a dare la spinta propulsiva bensì una serie di convention con personaggi famosi che potrebbero anche avere a che fare con internet ma, per me, è come invitare fissa la Granbassi ad Annozero perché "è vicina al mondo dei giovani". Mah!

Si susseguono così newsletter che mi invitano a Milano (e io vivo a Roma)con -invitati d'eccezione- Emilio Carelli e Beppe Servegnini. Mah!

Devo dire che avevo proprio capito male.

Poi guardo i partner, i main partner e i media partners e vedo pezzi grossi dell'informatica( Microsoft, Yahoo!, Dada, Fiat Group -_-) che chissà quanto peseranno sulla linea editoriale.

Con questi sponsor si potevano far parlare persone nuove, che ne so, un Roberto Corradi, un Leonardo.
Ma forse sono troppo fuori dal coro e poco profilanti per vendere suonerie...

Ecco perché ad Enzo che vuole scendere da Codice Internet, mi aggiungo anche io.

Non trovo la voce "Disattiva account", qualcuno me la indica?

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domenica, settembre 21, 2008

L'uso che si fa di Msn

Ok. E' domenica, ho sonno, non ho voglia di cucinare. Sono quindi abbastanza nervoso per scrivere un post sull'utilizzo di Msn.

Questo mezzo, che per molti è la seconda cosa che si avvia dopo il pc, è diventato il grimaldello delle relazioni interpersonali del nuovo millennio. Anche se adesso i social network stanno prendendo sempre più piede e tolgono sempre più tempo ad Msn messenger, penso ci vorrà del tempo per scalzarlo del tutto.

Cominciamo cercando di capire in che modo e perché determinate persone scrivono determinati nick.

Esistono molteplici variabili psico-sociologiche (IMHO) secondo le quali un utente si collega ad msn, sbircia fra i contatti e scrive determinate frasi come nickname.

L'utente cazzaro che vuole essere simpatico a tutti i costi (molto spesso io):
inventa frasi di tutti i tipi, arzigogolamenti linguistici (si può dire?), cazzate di ogni genere, pur di attirare l'attenzione tra i suoi contatti.

L'utente inesperto
: lascia l'email al posto del nick e non si cura dell'anonimia che genera questo atteggiamento.

L'utente che mette le frasi delle canzoni di Vasco Rossi
(evito di fare commenti :P).

L'utente che ci tiene a far sapere agli altri quanto è scazzato
, quanto odia il mondo, quanto le cose gli vanno male (gli sarà inevitabile un blocco di massa da parte dei contatti o la scelta dell'opzione che ti fa visualizzare solo l'email dei caontatti). Anche qui evito commenti.

L'utente che si augura che un calciatore si rompa una gamba solo perché non è un componente della sua squadra al fantacalcio
(suggerito da Ambra alle ore 15 e 05).

L'utente che ci tiente a far sapere, a tutti i costi, cosa sta facendo
.
Ecco qlc esempio: preparo le valige, domani si torna!, finalmente ho finito!,scrivo un articolo per il giornale, non mi disturbate! (e allora scollegati o resta invisibile, no?), e via dicendo.

L'utente vuoto che cerca le frasi su internet e fa copia e incolla. Anche qui mi risevo di fare commenti solo dal vivo e con una bestemmia.

L'utente che sponsorizza le sue attività sperando che qualcuno copi e incolli il link da lui messo nella frase. Ci sono numerosi trattati che spiegano come va coinvolta la gente su internet (coinvolta, appunto).

Dulcis in fundo: l'utente che litiga con la ragazza o il ragazzo e lancia messaggi(secondo lui) subliminali che subliminali non sono affatto!
In questo modo tutti i contatti lo odieranno e bestemmieranno ad ogni sua nuova connessione. O qualcuno proverà ad approfittare della situazione :D.

Sicuramente sto dimenticando qualcosa ma ognuno può aggiungere la tipologia di utente che preferisce (che odia....).


Secondo punto: il controllo sociale.

E' palese che ogni atteggiamento diretto scateni molteplici atteggiamenti indiretti.
Ogni frase scritta è una frase che viene interpretata nei più svariati modi da chi la legge.

Inoltre c'è gente (anche io molto spesso) che torna a casa alle 3 di notte, accende il pc, si collega ad Internet ed apre Msn solo per vedere chi è collegato e chi no. Senza contattare nessuno, si disconnette e si addormenta.

E pensare che una volta esisteva la camomilla!

Cosa si pensa quando si guarda il rettangolo blu?

"Se è su Msn allora sta a casa"
"Vediamo di capire dal nick se ha litigato col pischello"
"Ha lo stato impostato su occupato ma sicuro non sta facendo un cazzo"
"E' Non al computer ma sicuro sta sbirciando tra gli altri contatti e parla con qualcuno"
"Caspita, scrive cose intellingenti ma proprio non mi piace"
"Vorrei chideregli di uscire, ma dalle frasi che scrive sembra sentimentalmente impegnato/a"
"Non mette mai un nick simpatico!"
"Quello/a stronzo/a non mi contatta mai, uff!"
"Ma perché cazzo ho il contatto di questa persona da due anni e non ci ho mai parlato???"

Per continuare bisognerebbe fare un focus group di qualche mese dove annotare ogni comportamento anomalo. Se avete qualcosa da aggiungere fatelo. Io vado a pranzo.

E ricordate: "L'atteggiamento che ognuno ha verso la vita, determina l'atteggiamento che la vita avrà verso la calamita" Cit. Elio e le Storie Tese.


Aggiunte:

L'utente che scrive frasi deprimenti per attirare l'attenzione e farsi compatire.
L'utente che scrive che sta per tentare il suicidio :D
by Bettina Acidburn
Ore 16:27

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lunedì, marzo 31, 2008

Il segno dei tempi "Ragazza Myspace"

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martedì, marzo 20, 2007

Uso distorto di social networking

In questi mesi è sempre più pressante l'idea che si possano fare soldi grazie al social networking.

Finchè sono le persone a guadagnarci nulla da eccepire, ma quando le aziende in combutta con le università cercano di produrre dei mostri facendoli passare per adoni (e giacomo non parlo di te) allora la questione diventa interessante.

Un nuovo esperimenti si affaccia alle porte della nostra amata università, in collaborazione con altre università d'Italia: Bloglab.

Progettazione, gestione e realizzazione di un blog. Blogger che raccontano la loro esperienza agli studenti, come se fossero scesi da Marte.

E' come dire: casalinghe che raccontano la loro esperienza alle donne. Penso non ci sia un rapporto verticale tra blogger e persone o tra casalinghe e donne ma anche uomini, insomma un blog lo può aprire chiunque e chiunque può raccontare la propria esperienza di blogger, come chiunque può raccontare la propria esperienza di casalingo/a.

Non trovate?

Mosso da questo incipit incipiente sono andato a commentare sul blog )al qual collabora anche l'esimio prof Epifani) per fare un pò di domande sul perchè di questa preponderante prospettiva aziendale ed ho ricevuto la risposta via email. Ma è un blog perchè usare le email?

Non contento prendo l'email che mi è arrivata la segmento e la trasformo in intervista, rispondo alle domande e copio tutto nei commenti. In più aggiungo altre domande alle quali non ho alcuna risposta.
La logica aziendale c'è tutta: Consumatore che fa una domanda VS Azienda che si barrica nel mutismo. Ma non c'è la logica blogger: Post/commento/riposte varie/link a supporto delle proprie tesi/coinvolgimento della blogosfera. Questo proprio non l'ho visto.

Ecco il mio primo commento:

Ma non è un pò tardi per costruire la blogosfera? Questa facoltà si ricorda di fare le cose sempre quando c'è qualche azienda di mezzo.3 anni fa quest'iniziativa sarebbe stata utilissima, ma non siamo al MIT.

Ecco la risposta che ho spezzettato ma di cui non ho tagliato nulla, più le mie risposte e le domande lasciate ai posteri:

Rispondo qui alla sua e-mail. Visto che c'è il blog usiamolo.
Ho trasformato la sua email in una piccola intervista.

D:E mi faccia capire, gentile Jose, che azienda ci sarebbe di mezzo? Mi piacerebbe essere illuminato in proposito, visto che sto organizzando la cosa e mi sembra che mi stia sfuggendo un passaggio.

R:Excite non sarà un azienda ma pur sempre un ente economico.
"Ai migliori verrà offerta l'opportunità di accedere a stage aziendali in realtà di primo piano nella comunicazione on-line"
Non ho scritto io queste cose.
Per non parlare dei crediti formativi. La logica del profitto oramai invade ogni area, anche quella universitaria.

D: Al di là di questo, l’iniziativa coinvolge più di un’università. A quale si riferisce quando parla di “questa facoltà”?

R: Scienze della comunicazione, Roma, La Sapienza.
Quello che mi dispiace è che le menti che sono in questa facoltà non vengono sfruttate come si dovrebbe. Così come per creare il logo della Sapienza il prof. Romano ha utilizzato gente esterna, per ogni cosa che si fa in università sembra si debba avere per forza il placet di enti esterni. MI sembra tutto molto tatcheriano.
La critica non è rivolta a lei ma a tutto un sistema di cose che da anni in una facoltà di Scienze della comunicazione, ed in generale a livello universitario, invece di migliorare vanno male e la sperimentazione è praticamente inesistente, per non parlare di laboratori che non esistono.

D: Quanto al tempismo, mi incuriosisce capire per quale motivo ritiene che sia tardi.

R:I primi blog sono nati nel 2001 in Italia. Oggi siamo in fase più che avanzata. Certo possiamo cavalcare l'onda della lunga coda di Andersen ma si cavalca sempre il cavallo di altri.

D: Quanto al riferimento al MIT, io ci ho insegnato, seppure per un breve periodo, lei ci ha studiato
Cordiali saluti,
s.e.

R:Non ho studiato al MIT e non mi ritengo uno studente modello ma ho una coscienza critica. Mi fa piacere che lei abbia potuto insegnarci, giova sicuramente alla causa universitaria.
In questi anni ho conosciuto molti studenti ed ho notato che la coscienza critica manca a molti, perchè sono troppo occupati dalla caccia al credito ed a causa di questa logica "aziendale" quella creatività che dovrebbe nascere dall'ozio di cui tanto parla De Masi viene soppressa e tende a scomparire. Per questo bisognerebbe sperimentare invece di cavalcare le lunghe code.

Per quanto riguarda la spontaneità: quanto ci metterà la gente a capire che i discorsi sui blog aziendali sono nella maggior parte dei casi pilotati?

Se questo accadrà (e credo proprio di si) quali saranno le ritorsioni sull'intero mondo blogger?

Perchè le aziende e chi gestisce la loro comunicazione non imparano a rischiare? Una vera etica d'impresa pretenderebbe delle critiche per migliorare. Inoltre dovrebbe pretendere che le varie azioni all'interno dell'azienda fossero svolte alla luce del sole.

Nel mondo e negli anni le cose cambiano. Ma ogni cambiamento sembra sempre e comunque ruotare attorno alla logica aziendale. Una logica fatta di misteri, intrighi e carte false.
Una volta tanto non potrebbe essere questa logica a cambiare e non per finta? Gli utenti di Internet non sono stupidi.

Perchè anche nella realtà dei blog dovremo essere costretti ad assistere alla dicotomia vero/falso? Sembrava uno strumento di libertà di espressione ma si è riusciti a costruire una finta libertà di espressione come quella che si vede tutti i giorni in Tv. Non è triste?

Andate e commentate.


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domenica, ottobre 08, 2006

Il prossimo passo

Le nuove tecnologie si integrando e si disintegrano. Un tempo si pensava che con il termine "convergenza" un unico medium dovesse integrare tutti gli altri. Poi si è capito che, in realtà, ogni medium deve prendere ciò che di buono c'è negli altri media, integrarlo e magari svilupparlo.
Fatto questo preambolo, stamattina pensavo che chi ha un blog pratica spesso internet e, praticando spesso internet, usa le chat (msn sicuramente). Ecco, allora perchè non integrare le chat nei blog personali? A livello di immagine e ritorno economico sarebbe una cosa ottima, poi ci sarebbe anche l'opportunità di estrapolare la chat ed usarla singolarmente oppure fare lo stesso col blog. La Microsoft, con MSN Spaces, ha fatto una cosa simile, dal blog (troppo ovattato e mieloso) si può passare alla chat e viceversa. In questo modo non si avrebbe + l'obbligo di mandare i propri amici in modo forzato sul blog e ci sarebbe uno scambio di pareri + fluido ed intenso ma anche più spontaneo.
Altra idea molto carina è quella del giornale. Si potrebbe sviluppare un software che accende il pc la mattina e grazie al feed rss scarica l'ultima versione del giornale online che più gradite e vi stampa le pagine che desiderate o tutto il quotidiano. Certo non ci sarebbe più il gusto di andare dal giornalaio la mattina ma coi tempi che corrono non ci si puù fidare di questa informazione. Ecco perchè sarebbe meglio una testata su Internet che non ha alle spalle i grandi poteri. Tutto questo pagando un abbonamento di una ventina d'euro al mese.
Che ve ne pare?

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