Pubblicità sociale, ambiente e politica

mercoledì, gennaio 31, 2007

Parole sui Blog





Qui possiamo vedere quante volte sono state scritte sui blog la parole Berlusconi e la parola Prodi. A parte il picco di maggio di entrambi per le elezioni notiamo un sostanziale vantaggio di Silvio che spicca il volo a dicembre, ma proprio non mi spiego il perchè! Oddio è lui Babbo Natale!

(Dopo un pò di tempo ho capito il perché di questo picco: l'operazione al cuore in America...)

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giovedì, gennaio 25, 2007

L'etica del pubblicitario (e del suo linguaggio)

Comincio qui quello che, forse, sarà un leit motiv in un futuro non molto lontano, vero Enzo, vero Crisss?

Sempre alla ricerca di cose per la tesi (anche se mi sono arenato perchè non ho voglia di fare un cazzo), mi imbatto in discussioni e ricerche fatte da pubblicitari talvolta definiti anche dei luminari (ma da chi?).

Questi non fanno altro che parlare della pubblicità come se fosse un'entità estranea al tutto, intangibile -come in effetti è- ma soprattutto innocua.
Ci sono due strade che si possono battere (lo suggerirò anche alle battone sulla Salaria :P) sul filo dell'innocenza del messaggio pubblicitario.

La prima riguarda l'innocenza in sè per sè. Cioè, alla domanda : "Questa pubblicità può influenzare i comportamenti dei telespettatori e può determinare un certo tipo di atteggiamento?" si può rispondere in due modi (forse anche in 3 ma me ne vengono in mente 2):
Si, influenza il target di riferimento (ciò che auspica un operatore di marketing); no, non influenza un belìn e sarà presto dimenticata, come tante altre pubblicità (un'opinione che potrebbe dare chiunque visto che la pubblicità in tv non è misurabile in maniera specifica ). E questa è la prima via dell'innocenza.

La seconda via riguarda l'innocenza intrinseca non tanto della pubblicità ma del prodotto pubblicizzato. Si sa, i pubblicitari, in quanto creativi, sono persone sensibili, interpretano gusti, tendenze, modi di fare, ma anche il proprio ego. Nella foga di interpretare l'interpretabile dimenticano a cosa serve il prodotto, chi lo fa e da dove nasce. Infatti si capisce qualcosa sui prodotti pubblicizzati? Proprio no!

Prodotti che vengono da fabbriche che segregano animali; prodotti frutto di schiavitù; prodotti frutto di politiche di marketing aggressive che hanno letteralmente spiato alcuni consumatori per capirne i gusti; prodotti che non servono a niente e chippiùnehappiùnemetta.

Ora mi chiedo: Si fanno mai domande i pubblicitari oltre a chiedersi se il loro lavoro sarà migliore del pubblicitario antagonista e null'altro?
Beh, se si fanno delle domande si chiedano cosa produce il loro lavoro nella società, quanto potrebbero favorire un mercato migliore, più sano, più ecologico e meno frutto di ricerche su cavie ed esperimenti chimici di vario genere.

Un mercato che invece genera la vendita di vera e propria immondizia fin dalla nascita del prodotto per arrivare al secchio. Se tutti i pubblicitari si rifiutassero o creassero una sorta di codice nel quale si vieta di pubblicizzare prodotti nocivi alla natura, agli animali e all'essere umano, sia in fase di pre che di post-produzione, forse e dico forse, qualcosa cambierebbe.

L'etica in pubblicità
non esiste.

Inutile pararsi il culo con la pubblicità progresso...

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martedì, gennaio 23, 2007

MOrìa De Filippi

Devo aggiungere altro? Conservo qui il nick di Msn che sicuramente cambierò. Dovrei cominciare a segnarmi i nick + esclusivi. Questo merita di sicuro.

venerdì, gennaio 19, 2007

Io, tu e dottor House

Devo dire che anche io mi sento un pò dottor House, un pò per la gamba che fa sempre male, un pò per il cinismo con cui mi rapporto alle persone e agli eventi. Il bello è che tutte le persone con cui parlo si sentono un pò dottor House, il processo di identificazione è a livelli massimi ed è uguale in tutti. Sappiamo di essere diversi gli uni dagli altri ma ci sentiamo tutti come House: soli, cinici e anche un pò dei geni, ma perchè?

Ognuno di noi, con l'esterno, ha comportamenti differenti da quelli del dottor House ma fondamentalmente, a causa di questa società di merda in cui viviamo, dei rapporti personali con le persono che amiamo, che se fossero sterili sarebbero grandiosi ma per me sono castrati e castranti, ci identifichiamo in questo personaggio. Il fatto di poter dire ciò che si vuole, senza preoccuparsi di avere ragione o meno a noi non è permesso, ma quanto lo vorremmo! E quanto vorremmo fare del bene con delle intuizioni geniali!

Ecco perchè si sviluppa questo processo empatico con House. Ognuno di noi non ha un pò di House dentro di sè ma è quest'ultimo ad avere dentro di sè un pò di ognuno di noi e a cacciarlo fuori. Lui è sottotraccia, nel nostro inconscio. E' un pò quello che il cinema è da anni. Una cosa da emulare perchè abbiamo sempre pensato che si può essere diversi ma non ci riusciamo a causa delle gabbie mentali che ci attanagliano.

Tante volte dei personaggi riescono ad avere successo perchè noi pensiamo che non riusciremo mai ad emergere e quindi loro diventano una nostra proiezione.
Uno psicologo potrebbe contraddirmi o darmi ragione ma questo è quello che provo, non so voi.

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mercoledì, gennaio 10, 2007

Videocrazia e videocrazia pubblicitaria

Il concetto di Videocrazia dovrebbe essere preponderante al giorno d'oggi. La soluzione dell'Homo videns postulata da Sartori è di stretta attualità. Il valore di ciò che vediamo sovrasta ogni altro senso. Questo concetto si dipana dalla tv ad ogni altro medium.

Cercando materiale per la tesi oltre ad imbattermi in cazzate dette da pubblicitari deterministi trovo anche immagini carucce frutto della videocrazia sopra citata, eccone due.
Una è un piccola videocamera Sega Toys' per bambini registi-prodigio, l'altro è un asciugamani ad aria con monitor per pubblicità. Siamo alla frutta.







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lunedì, gennaio 08, 2007

Parola di Soros

  • George Soros
  • è un personaggio abbastanza controverso. Le sue parole che prendo dalla rivista di comunicazione aideM, sono tratte dal suo libro intitolato La Bolla della supremazia americana, eccole:

    Lo Stato sociale così co me lo conosciamo è diventato insostenibile e la redistribuzione internazione delle risorse preticamente non esiste. Complessivamente, nel 2002, la cooperazione internazione ammontava a 56,5 miliardi di dollari, il che costituisce soltanto lo 0,18% del Pil.
    Di conseguenza, il divario fra ricchi e poveri continua a crescere: l'1% dei più ricchi nell'ambito della popolazione mondiale riceve quanto il 57% dei più poveri; un miliardo e 200 milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno; due miliardi e 800 milioni con meno di due; un miliardo non ha la possibilità di procurarsi acqua pulita; 827 milioni soffrono di manutrizione. Tutto questo non è stato necessariamente causato dalla globalizzazione, ma la globalizzazione non ha fatto niente per porvi rimedio.

    Al di là delle belle parole di un uomo che è tra i più ricchi del mondo il punto sulla globalizzazione è da sottolineare. Ci riempiamo la bocca con questa bella parola che dovrebbe garantire uguaglianza e mix nei vari mercati mondiali, portando ciò che è locale nel globale (i posti etnici nelle metropoli) e ciò che è globale nel locale (Internet nei paesi poveri? e chi sà quanto altro ancora). Credo che solo il primo passo sia riuscito alla perfezione.
    Allora che parola dobbiamo usare?

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