Pubblicità sociale, ambiente e politica

giovedì, gennaio 22, 2009

Politica, networked individualism e Bauman

Zygmunt Bauman, consumo dunque sono

Leggendo Bauman la prima cosa che ti viene in è mente è: "cazzo, sta parlando di me! Sono davvero una merda?"
La risposta è evidentemente si.

L'analisi sociale è così spietata e lucida che non lascia spazio a fraintendimenti.

Un esempio lo troviamo a pagina 135 di Consumo, dunque sono. Lo studioso, dopo aver fatto in quattro la concezione di networked individualism di Castells e sostenuto che "la rete più che un luogo dove si costruiscono legami sociali [somiglia] a una duna di sabbie mobili", parla della politica citando Jodi Dean, per il quale le odierne tecnologie della comunicazione sono "profondamente depoliticizzanti" e "la comunicazione funziona in modo feticistico, come disconoscimento di una esautorazione o castrazione politica di fondo".

La citazione continua così: "il feticcio tecnologico è politico e ci consente di affrontare il resto della nostra vita sollevati dal senso di colpa secondo cui forse non stiamo facendo la nostra parte, e saldamente convinti che in fin dei conti siamo cittadini informati e impegnati.
Non siamo costretti ad assumerci una responsabilità politica perché è la tecnologia a farlo per noi, essa ci fa credere che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è universalizzare una determinata tecnologia e che allora avremo un ordine sociale democratico o rinconciliato."

Aggiunge inoltre Bauman: "Bush e Blair sono potuti scendere in guerra con falsi pretesti nonostante i tanti siti web che ne scoprivano il bluff".

E qui non posso che inchinarmi.

Mi sono sempre ritenuto un fomentato dell' E-democracy e del potere della comunicazione, anche e soprattutto su internet, ma non si può negare la veridicità di queste parole.

Basti guardare il fenomeno Grillo che sicuramente ha migliorato tante piccole realtà con i vari MeetUp ma ha concluso ben poco a livello nazionale e Travaglio che io seguo quotidianamente e stimo per la sua forza d'animo.

Allora cosa si nasconde in noi? E' vero che compensiamo il senso di colpa sfogandoci su internet e non facendo nulla nella vita reale?

Un pò l'ho sempre pensata questa cosa ma non credo di esserne certissimo.

Di sicuro c'è il fatto che bisogna riflettere su quelle parole e su noi stessi.

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giovedì, gennaio 15, 2009

La Spagna e la campagna a-sociale per far tornare a casa gli stranieri

Di campagne pubblicitarie strane se ne sono viste tante, belle, brutte, violente etc. ma di questa tipologia non ne ricordo molte.

Andiamo per gradi: da mesi la Spagna sta attuando politiche "repressive" per bloccare i flussi di immigrazione visto che, una volta approdati nella nazione dei toreri e registrati agli uffici di collocamento, gli immigrati, diventano disoccupati a tutti gli effetti. In questo modo non fanno altro che gravare sulle casse dello Stato.

Ecco che l'apposito Consiglio dei Ministri, nel novembre 2008, vara un decreto che interessa i lavoratori stranieri non comunitari dei 20 paesi seguenti, con i quali la Spagna ha firmato accordi bilaterali in materia di Sicurezza Sociale: Andorra, Argentina, Australia, Brasile, Canadà, Cile, Colombia, Equador, Federazione Russa, Filippine, Marocco, Messico,Paraguay, Perú, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Tunisia, Ucraina,Uruguay e Venezuela.

Questo decreto stabilisce i requisiti per riscuotere l'indennità in due rate: cioè che i disoccupati immigrati abbiano diritto all'indennità di disoccupazione e che si impegnino a tornare "volontariamente" al loro paese e a non tornare in Spagna per 3 anni.

Ecco le immagini:

campagna spagna plan de retorno voluntario

campagna spagnola plan de retorno voluntario




















E' proprio vero che quando fai tanto per stare nel giusto poi basta una puttanata per prenderti tutta la merda addosso. Penso che con questa campagna la Spagna si meriti molta merda.
Un piano di ritorno volontario non è più tanto volontario se si adoperano metodi persuasivi come questi.

Ora, non so quali siano i piani della Spagna e quali aiuti darà agli immi-emigranti una volta tornati nel loro paese ma non la trovo una scelta saggia.

Queste le parole della Segretaria di Stato per l'immigrazione e l'emigrazione Consuelo Rumì:"In un contesto di crisi economica globale, le politiche d'integrazione sociale non possono perdere peso nei programmi dei governi ma, al contrario, dovranno esser rafforzate, onde evitare l'emarginazione dei collettivi più vulnerabili, come quello degli immigranti".

Fonte.

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