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domenica, maggio 14, 2006

Anni

Questi anni di università sono stati lunghi, segnati da gioie e molti dolori e forse poco vissuti.
Ma quello che ho imparato in questi anni, credo, non lo imparerò in tutto il resto della mia vita.
Sei maturo e non lo sei, cancelli persone importanti e vieni cancellato, credi di sapere e non sai mai, studi tanto e studi poco, ami e non sei amato abbastanza. Alla base di ciò vige l'incertezza che a volte penso sia + sicura della morte. L'incertezza fa muovere il mondo e, molte volte, soprattutto in questi anni, sono state le incertezze a condizionare la mia vita. Di questo ne sono certo.

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

L'incertezza è madre di tutti i dolori così come può essere anche artefice di possibili prospettive positive, la differenza la fanno gli attori ed il contesto.
purtroppo nel panorama contemporaneo tutti amano dare incertezze, nessuno vuole esporsi oltre la propria "fortezza" personale. il risultato è maggiore superficialità nei rapporti, ma soprattutto minore consistenza valoriale e sentimentale di questi. esporsi, lasciarsi andare, vivere normalmente, insomma, le proprie relazioni viene visto come una scelta da stolti e sprovveduti. fa riflettere che, al giorno d'oggi, quel che è sempre stato istinto primordiale degli esseri umani, e cioè essere "animali sociali", stia diventando sempre più un accessorio artificiale delle vite di tutti noi. oggi quel che conta nn è la consistenza delle relazioni, ma il vantaggio che può derivarne...non sempre è così, per fortuna, ma spesso. i rapporti si "programmano", dov'è finita la spontaneità?
l'incertezza caratterizza anche il nostro futuro. si studia, ci si prepara, specializza, si fanno stages, ma per arrivare dove al termine del percorso di studi? una volta se studiavi sapevi che quasi sicuramente avresti svolto un determinato lavoro all'interno di un più o meno ampio ventaglio di scelte possibili. al giorno d'oggi la principale incertezza è se questo lavoro lo troverai o meno. le prospettive sono tutt'altro che rosee in questo senso. l'ipercompetizione porta l'uomo fuori dagli schemi dell'osmosi sociale, lo depriva della sua spontaneità, della sua bontà a vantaggio della scaltrezza e dell'ansia del "dover arrivare".
tutto diventa moda, tutto diventa uguale, tutti diventano sempre più simili. il problema è che a diffondersi sono gli atteggiamenti biasimabili, non i capisaldi della vita umana.
è possibile in un contesto simile una vita serena? io credo di no, a meno che nn si giunga a compromessi con la propria coscienza.
chi ha dei valori ben precisi potrà comportarsi seguendoli senza venir penalizzato da questa sua scelta?
io penso che l'uomo sia tutt'altro che l'animale più intelligente. al contrario, il suo istinto irrefrenabile di autodistruggersi lo caratterizza come il più stupido.
basterebbe così poco perchè le cose vadano meglio, il problema è che il poco viene visto come troppo poco invece che come tanto. conta più essere vincenti e magari non proprio integri moralmente piuttosto che essere di sani principi morali ed avere una vita, magari modesta economicamente, ma sicuramente molto più ricca a livello umano.
ecco direi che quel che si sta perdendo è l'umanità.

lunedì, maggio 15, 2006 2:21:00 AM  
Blogger Unknown said...

Ciao palingenesi, possiamo sperare in un futuro migliore fatto di persone e non di attori, è la tensione alla vita, per allontanarci dalla morte, che ci fa diventare bastardi. Basterebbe capire che non siamo nessuno e che quel che siamo possimo renderlo migliore solo migliorando il mondo in cui viviamo. Grazie per la bellissima risposta.

domenica, maggio 21, 2006 2:24:00 AM  

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