Politica, networked individualism e Bauman

Leggendo Bauman la prima cosa che ti viene in è mente è: "cazzo, sta parlando di me! Sono davvero una merda?"
La risposta è evidentemente si.
L'analisi sociale è così spietata e lucida che non lascia spazio a fraintendimenti.
Un esempio lo troviamo a pagina 135 di Consumo, dunque sono. Lo studioso, dopo aver fatto in quattro la concezione di networked individualism di Castells e sostenuto che "la rete più che un luogo dove si costruiscono legami sociali [somiglia] a una duna di sabbie mobili", parla della politica citando Jodi Dean, per il quale le odierne tecnologie della comunicazione sono "profondamente depoliticizzanti" e "la comunicazione funziona in modo feticistico, come disconoscimento di una esautorazione o castrazione politica di fondo".
La citazione continua così: "il feticcio tecnologico è politico e ci consente di affrontare il resto della nostra vita sollevati dal senso di colpa secondo cui forse non stiamo facendo la nostra parte, e saldamente convinti che in fin dei conti siamo cittadini informati e impegnati.
Non siamo costretti ad assumerci una responsabilità politica perché è la tecnologia a farlo per noi, essa ci fa credere che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è universalizzare una determinata tecnologia e che allora avremo un ordine sociale democratico o rinconciliato."
Aggiunge inoltre Bauman: "Bush e Blair sono potuti scendere in guerra con falsi pretesti nonostante i tanti siti web che ne scoprivano il bluff".
E qui non posso che inchinarmi.
Mi sono sempre ritenuto un fomentato dell' E-democracy e del potere della comunicazione, anche e soprattutto su internet, ma non si può negare la veridicità di queste parole.
Basti guardare il fenomeno Grillo che sicuramente ha migliorato tante piccole realtà con i vari MeetUp ma ha concluso ben poco a livello nazionale e Travaglio che io seguo quotidianamente e stimo per la sua forza d'animo.
Allora cosa si nasconde in noi? E' vero che compensiamo il senso di colpa sfogandoci su internet e non facendo nulla nella vita reale?
Un pò l'ho sempre pensata questa cosa ma non credo di esserne certissimo.
Di sicuro c'è il fatto che bisogna riflettere su quelle parole e su noi stessi.
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