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sabato, settembre 30, 2006

Palingenesi ha detto...

L'incertezza è madre di tutti i dolori così come può essere anche artefice di possibili prospettive positive, la differenza la fanno gli attori ed il contesto. purtroppo nel panorama contemporaneo tutti amano dare incertezze, nessuno vuole esporsi oltre la propria "fortezza" personale. il risultato è maggiore superficialità nei rapporti, ma soprattutto minore consistenza valoriale e sentimentale di questi. esporsi, lasciarsi andare, vivere normalmente, insomma, le proprie relazioni viene visto come una scelta da stolti e sprovveduti. fa riflettere che, al giorno d'oggi, quel che è sempre stato istinto primordiale degli esseri umani, e cioè essere "animali sociali", stia diventando sempre più un accessorio artificiale delle vite di tutti noi. oggi quel che conta nn è la consistenza delle relazioni, ma il vantaggio che può derivarne...non sempre è così, per fortuna, ma spesso. i rapporti si "programmano", dov'è finita la spontaneità?l'incertezza caratterizza anche il nostro futuro. si studia, ci si prepara, specializza, si fanno stages, ma per arrivare dove al termine del percorso di studi? una volta se studiavi sapevi che quasi sicuramente avresti svolto un determinato lavoro all'interno di un più o meno ampio ventaglio di scelte possibili. al giorno d'oggi la principale incertezza è se questo lavoro lo troverai o meno. le prospettive sono tutt'altro che rosee in questo senso. l'ipercompetizione porta l'uomo fuori dagli schemi dell'osmosi sociale, lo depriva della sua spontaneità, della sua bontà a vantaggio della scaltrezza e dell'ansia del "dover arrivare".tutto diventa moda, tutto diventa uguale, tutti diventano sempre più simili. il problema è che a diffondersi sono gli atteggiamenti biasimabili, non i capisaldi della vita umana.è possibile in un contesto simile una vita serena? io credo di no, a meno che nn si giunga a compromessi con la propria coscienza.chi ha dei valori ben precisi potrà comportarsi seguendoli senza venir penalizzato da questa sua scelta?io penso che l'uomo sia tutt'altro che l'animale più intelligente. al contrario, il suo istinto irrefrenabile di autodistruggersi lo caratterizza come il più stupido.basterebbe così poco perchè le cose vadano meglio, il problema è che il poco viene visto come troppo poco invece che come tanto. conta più essere vincenti e magari non proprio integri moralmente piuttosto che essere di sani principi morali ed avere una vita, magari modesta economicamente, ma sicuramente molto più ricca a livello umano.ecco direi che quel che si sta perdendo è l'umanità.Questa è la risposta ad un mio post di aprile o maggio, la pubblico perchè è troppo bella e troppo vera.

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Proprio bella e vera! ma c'è un errore: è la stupidità e non l'istinto che conduce l'uomo all'autodistruzione. Questo essere privo di razionalità!
E per citare Allen: "I cattivi hanno capito qualcosa che i buoni ancora non hanno capito".
O parafrasare Marx: "Esseri morali di tutto il mondo, unitevi!"

sabato, settembre 30, 2006 1:13:00 PM  
Blogger Gneo Pompeo said...

mmmm.. troppe cose azzeccate una all'altra, ci sono tanti spunti in questo post, fatti, impressioni, opinioni e giudizi che si mischiano e accavallano.
Non sarà che forse bisognerebbe chiarirsi le idee?

La carriera universitaria è ormai fine a se stessa, ma io credo che la preparazione vada fatta in funzione di un obbiettivo.Se non c'è l'obbiettivo (che voglio fare da grande?) ci si pargheggia all'università a palle all'aria.Se si hanno le idee chiare allora è possibile (possibile, non facile) costruirsi una preparazione adatta e crearsi (crearsi non trovare o aspettare che ti piova addosso) una carriera, un lavoro, qualcosa da fare insomma.Senza obbiettivi a medio e lungo termine si vaga in cerca e in attesa dell'illuminazione sulla via di Damasco; e se in questo paese (di merda) non si trova niente si può sempre andare via.
Penso che le considerazioni generali (tipo"NESSUNO vuole esporsi"; "vivere normalmente"? e cioè?; "i RAPPORTI si programmano") riguardanti le dinamiche sociali andrebbero contestualizzate e specificate, altrimenti lasciano il tempo che trovano e non creano discussioni, ma hanno l'aria di sentenze;quali rapporti? Tra chi? In un contesto in particolare?
Le dinamiche variano in base ai contesti, io non mi comporto allo stesso modo al lavoro o con gli amici, se mi comportassi sull'autobus come mi comporto in una serata alcoolica sarei arrestato (giustamente?); sono forse non sincero e falso?

Chi ha deciso quali sono,cito,: "i comportamenti biasimabili"? e ancora più vago e soggettivo i "capisaldi della vita umana"?

Il discorso intorno ai Sani Principi Morali è una trappola, potrei (dato il clima generalista e non circostanziato del post) dire banalità tipo: Le crociate sono state fatte per difendere dei Sani Principi Morali, così le streghe bruciate, così i Kamikaze, così le discriminazioni di tutti i generi e forme, così il K.K.Klan, eccetera, fino alla Sana Democrazia Esportata.

Scusate l'enfasi, ma credo che le parole abbiano un peso, e quando si toccano certi argomenti bisognerebbe (mi ripeto) contestualizzare i propri pensieri, sparare sentenze e fare un taglia incolla di frasi (più o meno) fatte è molto pericoloso e aumenta l'inquinamento atmosferico, e la confusione mentale.

sabato, settembre 30, 2006 1:18:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Mi sento di difendere il concetto "sani principi morali" e il contesto non è così generale: parla di arrivismo, competizione e immoralità. Sano moralmente non è un kamikaze (l'indottrinamento è privazione di desideri e libertà, cioè diritti, quindi principi); non il rogo delle streghe nè le crociate nè tutto il resto possono essere sani e morali. Semmai in-sani e im-morali oppure a-morali... ma mai morali soltanto. Il motivo è sempre riferito alla libertà e ai desideri.

Poi i "comportamenti biasimabili" (io direi biasimevoli, ma non ha importanza) non sono quelli vietati o sbagliati ma semplicemente quelli che non si sente di condividere, di rimproverare e che oppone ai "capisaldi della vita umana", che evidentemente si riferiscono alla solidarietà, direi con un po' di retorica, all'amore e anche alla ragione.

E' vero che sono pensieri confusi, ma io credo che il discorso nell'insieme abbia un suo filo logico. Occorre anche considerare che è un commento e non un saggio sulla società.

A me convince, eccezion fatta per qualcos(in)a.
Aspetto però il commento del blogger e magari il post cui fa riferimento.

P.s.: ultima cosa sulla tua conclusione... ho paura che sia un po' liberticida. E' vero che le parole sono importanti, ma forse è ancora più pericoloso paventare "inquinamento atomosferico e confusione mentale" rispetto l'espressione di pensieri. Con questo non voglio però dire che chi confonde ed inquina non esista! anzi...

sabato, settembre 30, 2006 8:02:00 PM  
Blogger Gneo Pompeo said...

Io non credo che i roghi ecc..siano morali, non era questo che intendevo.Volevo dire che la Bandiera della morale è stata innalzata da molti, e i Sani principi sono stati rivendicati da altr' e tanti; sottintendendo che la morale è un concetto soggetto a relatività:ambientale, temporale, sociale e così via; ognuno può costruirsi la sua morale: c'è una morale cattolica, ce n'è una laica, ce n'è una mussulmana e potrebbe essercene una Filippesca e una Alessiesca (per non parlare della temibilissima Morale Davidesca :) )paradossalmente i roghi, le crociate e tutto il resto erano, nella mente di chi li attuava, il massimo della morale, strumento contro l'immoralità; l'errore che si commetteva era considerare la PROPRIA morale come LA Morale, con la M maiuscola, l'unica e sola.Ogni tempo elegge una morale a regola comune, mecanismo sociale utile e indispensabile, quello che io credo è che non esista una Morale (o insieme di concetti guida) a Priori, ma infinite morali a posteriori; ovvero strumenti critico-teorici che l'uomo adotta come regole di convivenza civile.
L'accettazione di una morale unica e indiscutibile, a mio parere, è il primo passo verso l'ortodossia (la regola è al di sopra di noi, e non si discute) e nel peggiore dei casi,verso l'estremismo.
La MIA Morale è soggetta a continui dubbi e stravolgimenti.

"capisaldi della vita umana",
non sono daccordo nel dire che i valori che TU attribuici a questa frase, interpretandola, siano evidenti nel post.Questo è il punto (forse non chiaro) del mio intervento; la confusione di cui parlo è questa, la frase in questione potrebe ugualmente essere interpretata come tu la interpreti o in maniera completamente opposta; e qui le cause (di solito) sono 2,o l'autore è paraculo (frasi ambigue che accontentano tutti e non disturbano nessuno..strategia Casini;ma non credo sia questo il caso), o confusione e frasi fatte(credo sia questo il caso), unite a scarsa profondità di pensiero.

Scusa Alè, ma a forza di reclamare la libertà di espressione (che io tra l'altro non ho mai messo in discussione, anzi..)ogni volta che qualcuno fà le pulci ai
(e)retoricomani, si rischia di banalizzare il concetto stesso di libertà d'espressione; ognuno è libero di dire quello che vuole, questo non vuol dire che non si posssa non essere daccordo e farlo presente.

sabato, settembre 30, 2006 11:37:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ok, tutto chiaro o quasi... io dico che ci sono dei principi in ogni morale che devono essere gli stessi, affinchè la morale possa sostenersi.
Direi, prima facie, che questi principi sono i 3 sottolineati dalla Rivoluzione francese! e dì li a breve, universalmente sanciti. Questo però non vuol dire che non ce ne siano degli altri altrettanto importanti.

Per questo le moralità relative (cattolica, musulmana, ecc...) che tu citi non sono morali vere e liberali.
Per esempio l'infibulazione fa parte della morale di alcuni popoli, ma non vuol dire che sia immorale e che non sia giusto intervenire affinchè cessi di essere praticata. Così per la pena di morte, ecc... oppure l'aborto criticato dalla Chiesa che vorrebbe (povera a lei!) vietare.
Morale relativa (che il Vaticano teme) non vuol dire femarsi e accettare tutto; vuol significare accettare le diversità nel rispetto dei principi fondamentali.
Possono sì esistere tante piccole morali, ma una non può prevalere su un'altra (cito da Rawls: "dottrina comprensiva", cioè imporre una visione morale senza realizzare un equilibrio dei valori politici nè della libertà morale di una parte dei cittadini) o su altre, violando i 3 principi suddetti.

Ma su questo siamo d'accordo entrambi, spero; così come sulla libertà di espressione, eh eh.

Con questo commento chiudo, altrimenti diventa 'na cosa infinita! eh eh. Chiaramente aspetto la tua replica; mi raccomando fa' che sia poco polemica, altrimenti rispondo!!! e non la finiamo più.

domenica, ottobre 01, 2006 11:05:00 AM  
Blogger Gneo Pompeo said...

Certo che siamo daccordo, relativamente è ovvio.
Comunque perchè non continuare a rispondersi Dialetticamente (e non polemicamente?).
Hegelianamente sintetizzo:
Io più che altro criticavo la forma e non i contenuti, del post (le motivazioni sono sparse nelle mie risposte precedenti).
Sulla bontà di una morale basata sui principi della Rivoluzione Francese mi trovi dacordo, precisando che andrebbero ampliati e integrati; nonchè resi applicabili (ma qui diventa sociologia..).
Certo che siamo daccordo sulla libertà d'espressione, ma finchè potrò sarò pignolo e rompipalle con chi parla di cose che mi stanno a cuore (e spero che gli altri facciao altrettanto con me, permettendomi così di crescere e migliorare).


"Un'ostinata impeccabilita' e uno sprezzante sorriso della ragione, fossero anche un lusso in mezzo all'apocalisse, sono la condizione necessaria per rimanere vivi e continuare a difendere i mondi diversi e possibili che portiamo con noi." -Wu Ming-4-

domenica, ottobre 01, 2006 11:20:00 AM  
Blogger Unknown said...

Il mio post commentato era questo:

Anni

Questi anni di università sono stati lunghi, segnati da gioie e molti dolori e forse poco vissuti.
Ma quello che ho imparato in questi anni, forse, non lo imparerò in tutto il resto della mia vita.
Sei maturo e non lo sei, cancelli persone importanti e vieni cancellato, credi di sapere e non sai mai, studi tanto e studi poco, ami e non sei amato abbastanza. Alla base di ciò vige l'incertezza che a volte penso sia + sicura della morte. L'incertezza fa muovere il mondo e, molte volte, soprattutto in questi anni, sono state le incertezze a condizionare la mia vita. Di questo ne sono certo.

Come possa essere nato tutto ciò da un simile e semplice post non lo so ma cmq va bene.
Per il resto penso che vi siate allargati un pochino (ma avete fatto bene). A volte si pensa che parlare non serva.Anche fare discorsi filosofici e talvolta relativisti, al giorno d'oggi, sembra una cosa marziana. Questo perchè ognuno è chiuso nei propri pensieri e nei propri problemi non capendo che i problemi veri sono quelli del mondo, non capendo che "gli alberi sono indifferenti a tutto ciò".
NOi, afflitti da noi stessi, affliggiamo gli altri affliggendo il mondo. Quindi il discorso di Palingenesi e le vostre risposte potrebbero lasciare il tempo che trovano ma non lo fanno perchè possono condizionare positivamente chiunque. Filippo ha ragione sulla dispersività dei concetti ma quella dispersività ha permesso questo dibattito. E in quella dispersività ci sono tante cose vere che, certamente, andrebbero contestualizzate ma io come contesto ci vedo il mondo in quel discorso, un mondo che va abbastanza allo sfascio.

domenica, ottobre 01, 2006 12:56:00 PM  

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