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martedì, novembre 21, 2006

Stati d'ansia

Oggi, rimettendo piedi in facoltà dopo un pò di tempo per trascorrere il pomeriggio in biblioteca, sono tornato a respirare quello stato d'ansia tipico degli ambienti scolastici, dove ci si guarda pensando:"chissà questo/a a che punto sta!?"/ "chissà questo se oltre a studiare lavora pure!?"/"chissà questa se me la da!? :D.
E tutti con la testa giu a studiare per raggiungere l'agognato obiettivo.
Così, mentre riflettevo sulla questione e pensavo di scriverci un post ho anche pensato che gli stati d'ansia da prestazione regolano la società, le persone corrono, scappano, si mimetizzano, fanno scalate, si arrampicano, per essere un gradino più sopra, per guardare dall'alto chi non ce l'ha fatta. La competizione è buona quando è sana (ma dubito anche di questo) e se qualcuno non ce la fa o non vuole farcela (perchè esiste anche chi se ne frega) non deve essere stigmatizzato. Solitamente chi infligge lo stigma lo fa non per sobillare ma per autoalimentare il proprio ego, per convicersi del fatto che il suo sforzo è servito a qualcosa. Questa merda di società crea disadattati fin dai primi anni di nascita, i bambini d'oggi a 5 anni sanno suonare il pianoforte, nuotare in diversi stili, parlare inglese e vanno già dallo psicologo se il docente li giudica "iperattivi". Dopo che gli fai fare tremila cosa come minimo sono iperattivi. E dei genitori che fanno a gara a chi ha il figlio più bravo e bello? Ne vogliamo parlare? E vai con l'ansia da prestazione.
Sono sinceramente stufo delle persone che ti giudicano e ti chiedono cosa combini nella vita senza sapere o chiedersi prima che problemi hai o hai avuto, chi sei, e perchè sei così. Ti chiedono che fai? Tu rispondi che ti stai laureando e loro ribattono che si so già laureati. Ma chi gliel'ha chiesto? Ah, dimenticavo, l'ansia da prestazione...
Ci sono persone che fanno mille cose nella vita, persone che ne fanno 100, persone che ne fanno zero, per i più svariati motivi. Non bisogna sentirsi inferiori nè superiori a nessuno perchè siamo tutti uguali, e nell'essere uguali abbiamo storie diverse. E' la società che impone modelli sbagliati che vengono seguiti senza chiedersi se sia giusto o meno farlo. Bisogna chiedersi dove ci porta questa tensione che si genera ogni giorno quando scendiamo per strada. Non esiste più la serenità e la spensieratezza. L'ozio!
Bisgnerebbe capire che nessuno resta indietro nella vita, perchè la vita non è una gara a chi arriva prima o fa più cose, la vita è un momento, dove ogni persona dovrebbe stare in pace, godere delle bellezze che offre la terra invece di distruggerle e scopare senza farsi pippe mentali. Dopo la vita c'è la morte.
Ricordiamo "La livella":
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sono d'accordo su tutto, ma non sulla conclusione.
Sì che dopo la vita c'è la morte (ma spero in un'altra alterna-vita... altrimenti mi incazzo!), però è la morte ad essere una livella e non la vita!

Nella vita è giusta che chi sa, può, riesce ad arrivare più in alto svolga il ruolo di chi sta più in alto.
In compenso chi rimane ai livelli inferiori svolgerà il compito che gli spetta.
Di tutti i personaggi che ammiro nessuno è mai arrivato troppo in alto: "i saggi dovrebbero governare, ma conoscete il nome di un saggio che accetterebbe di governare?"

giovedì, novembre 23, 2006 12:37:00 PM  
Blogger Unknown said...

La vita dovrebbe essere una livella, ecco perchè dice :Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive...

venerdì, novembre 24, 2006 10:56:00 AM  

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